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Ambiente

Regione Lombardia tenta la privatizzazione dell’acqua a Natale

La parola d’ordine è ridurre i danni. È così che Rosario Lembo, presidente del Comitato italiano per un contratto mondiale sull’acqua, prepara l’appuntamento del 22 dicembre, un presidio davanti alla sede del consiglio della Regione Lombardia, impegnato ad approvare il…

La parola d’ordine è ridurre i danni. È così che Rosario Lembo, presidente del Comitato italiano per un contratto mondiale sull’acqua, prepara l’appuntamento del 22 dicembre, un presidio davanti alla sede del consiglio della Regione Lombardia, impegnato ad approvare il progetto di legge numero 57, che disciplina i servizi pubblici locali. L’appuntamento col voto è stato rimandato di un mese (in origine era previsto per il 23 novembre, vedi Ae 122) ma nonostante le pressioni dei comitati e dei sindaci dell’Anci Lombardia, il contenuto del testo non è cambiato granché:  "Registriamo un’unica modifica in positivo -spiega Lembo-, ovvero che è stata inserita la previsione di una consulta dei sindaci, che riconosce ai Comuni il potere di esprimere un parere vincolante in merito alla tariffa e agli investimenti. Lo stesso parere, però, non è previsto per quanto riguarda la definizione delle modalità di gestione". Tra pubblico e privato, insomma, la Regione Lombardia ha scelto: classifica "l’acqua come una merce; il servizio idrico come un servizio industriale a valenza economica ed obbliga i Comuni al conferimento alle imprese private della gestione del servizio". Queste frasi sono un estratto dalla lettera aperta indirizzata, il 21 dicembre, ai consiglieri regionali, per chiedere loro di non votare il progetto di legge, di non esprimere un parere contrario alla volontà di 237mila cittadini lombardi, che tra fine aprile ed inizio luglio hanno firmato i 3 referendum contro la privatizzazione dell’acqua, "palesando" il proprio punto di vista in materia: "Come cittadino elettore che ha concorso alla vostra elezione -si legge- le chiedo di votare contro il Pdl 57" o, "in subordine, di rinviare la messa in votazione del provvedimento a dopo lo svolgimento del referendum". "Non c’è alcuna urgenza di votare questo provvedimento" spiega Lembo. Che aggiunge: "È opportuno che dal testo di legge venga eliminato ogni riferimento all’articolo 23 bis della legge dell’estate 2008 che potrebbe essere abrogato con il referendum". In caso contrario, infatti, la Lombardia potrebbe trovarsi con una legge "ancorata" a una giurisprudenza nazionale che non esiste più.
Nella logica di "ridurre i danni", il Coordinamento regionale lombardo dei Comitati per l’acqua pubblica ha presentato ai consiglieri regionali alcune proposte di emendamento: "Nel testo originale si prevede di  trasformare l’Ambito territoriale ottimale in un’azienda speciale, il cui presidente sia il presidente della Provincia. Questo disegno ha un limite: dell’azienda funziona solo il consiglio d’amministrazione, e il potere dei Comuni è debole. Non esiste l’assemblea ad esempio. Perciò chiediamo di trasformare l’organo di controllo in azienda speciale di tipo consortile, che prevede l’assemblea dei soci. Ripristiniamo l’Autorità d’Ambito attraverso questo meccanismo. E in questo modo il parere dei Comuni resta vincolante anche sulla modalità di affidamento. Abbiamo richiesto, inoltre, modifiche rispetto alla composizione del consiglio d’amministrazione: da 3 a 5, con la maggioranza dei rappresentanti nominati dai sindaci, cui spetti anche la nomina del presidente".

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