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La verità sui caccia F35. L’inchiesta di Altreconomia

Acquistare i 131 caccia bombardieri nell’ambito del programma Joint Strike Fighter costerà all’Italia almeno 15 miliardi di euro. Una campagna e molte voci chiedono da tempo di evitare questa spesa. Fino ad ora la risposta dei fautori del progetto era stata: “Le penali sono troppo alte”. Ma l’inchiesta di Altreconomia (in uscita sul numero di gennaio 2012) dimostra una cosa diversa.

“’Non credo proprio che sarà così’ pare abbia detto il neo ministro della Difesa, l’ammiraglio Giampaolo Di Paola, a chi gli chiedeva se i ‘sacrifici’ imposti dal Governo avrebbero riguardato anche le spese militari. ‘La crisi non fa venire meno funzioni fondamentali come la Difesa’. E i pacifisti potranno pure avere il diritto di esprimere la propria opinione ma “che sia corretta è da vedere’ ha concluso il ministro”.
Così comincia l’inchiesta di Francesco Vignarca, che sarà pubblicata sul numero di gennaio di Altreconomia (in uscita), e on line qui.

Quello dei cacciabombardieri d’attacco Joint Strike Fighter F-35 è il programma militare più costoso della storia, guidato dagli Stati Uniti in compartecipazione con altri 8 Paesi, tra cui l’Italia.
Dalla documentazione ufficiale analizzata da Altreconomia si evince che l’uscita del nostro Paese dal programma non comporterebbe oneri ulteriori rispetto a quelli già stanziati e pagati per la fase di sviluppo e quella di pre-industrializzazione (il totale degli oneri già determinati a carico del contribuente italiano per il programma F-35 ammonta a 2,7 miliardi di euro).
Lo prevede l’accordo fra i Paesi compartecipanti sottoscritto anche dall’Italia il 7 febbraio del 2007: l’ultimo aggiornamento ufficiale del “Memorandum of understanding” di fine 2009 (che sarà scaricabile dal sito altreconomia.it).
Il Governo italiano potrebbe quindi decidere senza penali di non procedere all’acquisto dei 131 caccia ipotizzati.

Norvegia, Canada, Australia e Turchia hanno di recente messo in discussione la loro partecipazione al programma, in qualche caso arrivando a una vera e propria sospensione mentre lo stesso Pentagono ha  espresso forte preoccupazione per i problemi tecnici, i ritardi e costi crescenti a dismisura di un progetto che avrebbe dovuto essere già a pieno regime.
Per un approfondimento si veda www.altreconomia.it/signoridelleguerre.

È stato l’attuale ministro della Difesa Di Paola (allora Segretario generale per la Difesa e gli Armamenti) a firmare, con una cerimonia a Washington nel giugno 2002, il primo accordo  da un miliardo di euro per la partecipazione italiana al programma nella sua fase iniziale SDD.
La foto di quella firma, pubblicata sul numero di gennaio di Altreconomia, è diffusa dal Dipartimento della Difesa USA e disponibile sul sito del progetto JSF.

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