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In anteprima, la nuova lista delle banche armate italiane

Dalla Relazione ufficiale sull’export di armi 2011 (anticipata da un rapporto stringato ed incompleto) ecco spuntare i nomi delle banche più coinvolte nel settore: Deutsche Bank e BNL-BNP Paribas si confermano in testa alla lista.

Dopo qualche ulteriore giorno di attesa, dopo i primi dati raccolti nel Rapporto introduttivo della Presidenza del Consiglio già arrivato con qualche ritardo, siamo finalmente entrati in possesso dei voluminosi tomi che compongono la Relazione al Parlamento sull’export di armi.
E cosa ci dicono i numeri del 2011? Viene confermata una diffusa problematicità a riguardo dei tipi di armamento e soprattutto delle loro destinazioni in aree "calde" e problematiche del globo. Non si possono prendere sotto gamba forniture come quelle di navi e lacrimogeni all’Algeria o elicotteri e fucili al Turkmenistan, e per questo la discussione in sede di opinione pubblica e di Parlamento è davvero fondamentale.

Per quanto riguarda l’appoggio bancario alla vendita estera dei nostri sistemi d’arma (per chiarezza ricordiamo che ciò significa, per i dati di competenza della legge 185/90, la concessione di conti correnti su cui far arrivare i pagamenti delle forniture) si va ad intensificare la tendenza degli scorsi anni.
Nella propria relazione, che fa parte del gruppo raccolto dalla Presidenza del Consiglio per la presentazione al Parlamento, il Ministero dell’Economia anzi sottolinea con una certa soddisfazione di aver registrato un "trend positivo rispetto al 2010, con un incremento del valore complessivo autorizzato pari a circa il 14 per cento".

La movimentazione finanziaria totale è stata di oltre 4 miliardi di euro, dei quali 2,5 relativi ad operazioni di esportazione (definitiva e temporanea) e i restanti 1,5 derivanti da importazioni di materiale d’armamento. Circa 113 milioni di euro sono finiti nelle tasche degli intermediari di questo tipo di commercio.
Ma quali sono le banche coinvolte? Come per il passato c’è una concentrazione di operazioni su alcuni soggetti ben determinati: se guardiamo alle sole esportazioni definitive, sei istituti bancari hanno da soli movimentato l’80% (cioè 1900 milioni di euro) dei flussi. Da notare qui una frase che ci pare errata nella relazione del Ministero, e cioè quella che afferma che cinque banche da sole hanno il 40% delle autorizzazioni totali con 1,6 miliardi di controvalore, che in realtà equivale a circa il 67%.

Per numero di autorizzazioni è Deutsche Bank a fare la parte del leone (345 su 881) attestandosi come importi autorizzati su circa 665 milioni di euro (lo scorso anno erano 836). Se consideriamo le singole banche il colosso tedesco è saldamente in testa alla classifica, ma se invece sommiamo i valori di istituti appartenenti allo stesso gruppo è ancora l’alleanza BNP Paribas e BNL a prendersi l’onore del primo posto. La succursale italiana della banca francese ha avuto autorizzazioni per un importo di 491 milioni di euro (96 autorizzazioni rilasciate e un calo dagli 862 dello scorso anno) mentre la controllata BNL si porta in casa 223 milioni di euro (più del doppio del 2010) con 57 autorizzazioni. In pratica una redistribuzione interna di autorizzazioni. Sopra i 100 milioni di euro altre due banche estere come Barclays Bank (185 milioni) e Credit Agricole (175 milioni) mentre per i colossi di casa nostra (tra l’altro partecipanti a percorsi di trasparenza importanti e ben strutturati) troviamo dati abbastanza divergenti. Se gli sforzi degli ultimi anni di uscita dalla lista di IntesaSanPaolo paiono coronati da successo (solo 1 autorizzazione per 4.000 euro nel 2011) è Unicredit ad avere "in pancia" ancora diverse operazioni: considerando anche i dati della divisione "Corporate" sono state autorizzati 65 incassi per un controvalore di circa 180 milioni di euro.banca armata
Tra le banche territorialmente legate alla produzione di natura militare vanno poi elencati il Banco di Brescia (17 autorizzazioni per 120 milioni), la Banca Valsabbina (20 autorizzazioni per 67 milioni) e la Cassa di Risparmio della Spezia (73 rilasci per 52 milioni di importi autorizzati).

Più ridotti sono gli importi relativi alle autorizzazioni per esportazioni temporanee, ma anche qui è Deutsche Bank a prendersi gli "onori delle cronache" con il 60% del totale dei flussi certificati dal Ministero. I dati dell’Economia forniscono poi grafici e tabelle relativi alle aree geografiche da cui provengono i pagamenti per le esportazioni definitive (quasi il 50% per paesi OSCE e America settentrionale, oltre il 40% verso Africa, Asia e Medio Oriente) che però sono poco significativi. L’analisi delle destinazioni ha molto più senso al momento dell’autorizzazione di partenza, dove si gioca veramente la scelta politica e non solo la realizzazione operativa di qualcosa già deciso.
Forse può essere maggiormente interessante andare a vedere quali aziende hanno percepito incassi reali nel corso del 2011, sempre sulla base di autorizzazioni alla contrattazione ed alla vendita ricevute negli anni precedenti. Anche i flussi finanziari confermano che il comparto più in salute della nostra industria a produzione militare è quello aeronautico: Agusta e AgustaWestland (elicotteri, per quasi 829 milioni), AleniaAermacchi (aerei, 200 milioni) e Avio (motoristica per aerei, 145 milioni) da sole si sono prese il 48% degli incassi dell’anno. Più a distanza il comparto navale con Orizzonte Sistemi Navali (352 milioni da una sola fornitura, all’Algeria) e Whitehead Alenia Sistemi Subacquei (95 milioni); da menzionare anche Oto Melara (cannoni e artiglieria) che ha portato a casa 124 milioni di euro da 147 diversi incassi e soprattutto Fabbrica d’Armi Pietro Beretta (38 milioni) e Fiocchi Munizioni (5 milioni). Non traggano in inganno gli importi bassi: una pistola, un fucile o un proiettile non costano come un elicottero ma il loro impatto in giro per il mondo può essere ancora più devastante.

Tutto ciò deriva da un’analisi di primo livello della Relazione al Parlamento, che come detto è una prescrizione della legge 185/90 (emendata nel 2003) che mira a raccogliere e mettere a disposizione di Deputati e Senatori (anche se paradossalmente poi chi la legge sono soprattutto i disarmisti…) un serie di documenti prodotti dai Ministeri coinvolti nel percorso di vendita dei nostri sistemi d’arma. Una mole di dati come al solito impressionante anche se, ancora una volta, ciò non coincide con una migliore trasparenza e conoscenza. Mai come in questo caso, in assoluta continuità con il recente passato, la copiosa presenza di numero significa opacità e difficoltà di lettura. Cosa potrebbe capire da una relazione del genere un Parlamentare, che per legge sarebbe chiamato a controllare l’operato governativo sulla vendita di armi, sollecitato da mille altri tematiche e posto di fronte a degli aspetti altamente tecnici? Come si può considerare atto di trasparenza la diffusione di una Relazione di oltre 2500 pagine in forma cartacea o, quando lo sarà anche in formato digitale, tramite un file Pdf senza alcuna possibilità di ricerca per numero o termine perché composto a partire da scansioni e non da una esportazione proveniente dai file di base?

Nonostante questo le organizzazioni del mondo del disarmo continuano ad auspicare una discussione dei dati della Relazione in sede parlamentare, anche con l’aiuto delle analisi proposte da chi queste numerose pagine ha la pazienza di leggersele. L’analisi tratteggiata qualche riga sopra, al di là di tutti i numeri forniti, è comunque parziale e per propria natura incompleta. Non esistendo una fonte di dati che fornisca un collegamento diretto tra l’autorizzazione di incasso ad una banca al paese/arma/azienda a cui esso si riferisce, è difficile ad un primo occhio capire che tipo di transazione sia stata appoggiata dalle diverse banche, e quali sistemi d’arma le nostre industrie abbiano fornito in tutto il mondo. Il che conferma la poca trasparenza di cui ci si lamenta da tempo, richiamata fin dall’inizio.
A queste obiezioni sull’accesso reale ai dati rilevanti di questo comparto spesso i rappresentanti del Governo rispondono che non c’è alcuna opacità e che in realtà tutto quanto si può raccogliere a livello di informazione viene fornito con il massimo dettaglio. Se preso alla lettera ciò è vero: anche nella Relazione di questo anno esiste una precisa e grossa tabella relativa agli incassi riferiti alle singole autorizzazioni concesse dal Ministero degli Esteri, compreso il paese di destinazione. Peccato che per riuscire a capire a quale reale fornitura questi dati si riferiscano (chi ha venduto? che tipo di armamento?) e quale sia stato l’istituto di credito di appoggio occorra incrociare (sperando nella fortuna) le diverse altre tabelle fornite. Con l’obbligo di tenere in considerazione anche quelle degli anni passati!

Una follia: basterebbe infatti fornire un’unica tabella proveniente da unico database, dal quale ciascuno potrebbe aggregare a piacimento i dati complessivi di interesse. Non dovrebbe essere difficile, nel 2012 e in piena era informatica.

 

***

Ecco la tabella riassuntiva degli incassi autorizzati (per esportazioni definitive sopra i 5 milioni complessivi per istituto)

  

ISTITUTO AUTORIZAZZAZIONI IMPORTI
     
Deutsche Bank 345 664.433.783 €
BNP Paribas Italia 96 491.388.309 €
Banca Nazionale del Lavoro 57 222.975.288 €
Barclays Bank 25 184.959.352 €
Credit Agricole 3 174.565.969 €
Unicredit spa 55 169.282.325 €
Banco di Brescia 17 119.866.736 €
Natixia Sa 12 69.732.801 €
Banca Valsabbina 20 67.047.638 €
Cassa di Risparmio della Spezia 73 51.979.437 €
Banca Popolare Commercio e Industria 6 43.473.615 €
CommerzBank 33 33.978.166 €
Banco di Sardegna 13 25.744.801 €
Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio 4 10.967.544 €
Unicredit Corporate Banking 10 8.970.467 €
Banco di San Giorgio 9 8.508.080 €
Banca Carige 24 7.724.478 €
Banco Bilbao Vizcaya 8 6.410.004 €
Societé Generale 2 5.216.236 €

 

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