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Ambiente

“Decreto sviluppo”, sanatoria per le trivelle off-shore

La misura contenuta nel testo votato dal Consiglio dei ministri. Una norma che senz’altro piace ad Assomineraria, e per cui si è speso -a parole- anche l’ad di Eni Paolo Scaroni, secondo il quale i limiti imposti dalla normativa precedente erano un freno allo sviluppo del Paese

Il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, condona le trivellazioni petrolifere in mare. È questo, in sintesi, l’obiettivo del pacchetto contenente misure urgenti e strutturali per la “crescita sostenibile”, approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 15 giugno 2012. 
Il nodo cruciale dei nuovi interventi in materia di estrazione di idrocarburi off-shore è contenuto al punto 7 del “decreto Sviluppo”, riguardante il rafforzamento del settore energetico. Da un lato, la nuova norma fissa a 12 miglia (19 chilometri) la distanza dalle linee di costa e dal perimetro delle aree marine e costiere protette entro le quali sono vietate le attività di prospezione, ricerca e coltivazione di gas e di greggio. Dall’altro, però, “sono fatti salvi i procedimenti concessori in materia di idrocarburi off-shore che erano in corso alla data di entrata in vigore del cosiddetto ‘correttivo ambientale’”. 

Con “correttivo ambientale” si fa riferimento al decreto legislativo n.128 del 29 giugno 2010, a firma dell’allora ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, che andava ad integrare il Testo unico dell’Ambiente (152/2006) in seguito all’esplosione della piattaforma Deepwater Horizon della British Petroleum, avvenuta il 20 aprile 2010 nel Golfo del Messico. Mosso dall’onda emotiva, esso andava ad innalzare da 5 a 12 miglia il limite costieroa entro il quale autorizzare prospezioni e ricerca di idrocarburi in prossimità di aree protette marine. 
In sostanza, con il nuovo decreto Sviluppo scompaiono le 5 miglia (9 chilometri) -precedentemente riservate alle sole linee di costa-, ma ricompaiono i permessi di ricerca interdetti per effetto del decreto Prestigiacomo. Una modifica che la stessa Direzione generale per le risorse minerarie ed energetiche -nel rapporto annuale sulle attività del 2010- ha definito di “notevole impatto sull’industria del settore anche in termini occupazionali”, considerando anche che “l’impatto positivo in termini ambientali appare piuttosto modesto”.


Al 31 maggio 2012, nel mare italiano risultano vigenti 30 permessi di ricerca di idrocarburi e 80 concessioni di coltivazione, compresi i titoli autorizzati per la Regione Sicilia, dove la materia è regolamentata da una normativa autonoma. A questi numeri potrebbero aggiungersi nuovi permessi e nuove concessioni, considerando che le istanze per ottenere ulteriori autorizzazioni per permessi e concessioni sono, complessivamente, una sessantina. 57 per la precisione. Il mare maggiormente interessato è l’Adriatico. Tra Pesaro e Urbino, nelle Marche, e Pescara, in Abruzzo, sono già state autorizzate 19 concessioni di coltivazioni, con 8 richieste di nuovi permessi di ricerca in arrivo. 
A seguire la costa jonica della Calabria e la Puglia, Tremiti e Salento inclusi. Infine, la Sicilia, compra l’isola di Pantelleria, che con 15 permessi di ricerca vigenti e 22 istanze per nuovi permessi di ricerca è letteralmente circondata dalle compagnie petrolifere. 
E proprio molti amministratori siciliani hanno accusato il colpo per effetto delle nuove misure di crescita volute dal Governo Monti. Primo fra tutti l’assessore regionale all’Economia, Gaetano Armao, che -nel corso del convegno “Pantelleria isola energica”, tenutosi il 16 e 17 giugno 2012- ha sostenuto la linea dura del “nessun margine per le trivellazioni a ridosso delle coste di Pantelleria”. 
Tutto da valutare. Perché sul piatto il ministro Passera ha deciso di mettere l’innalzamento delle compensazioni ambientali per le estrazioni nel sottofondo marino, che passerebbero dal 7 al 10 per cento per l’estrazione di gas e dal 4 al 7 per cento per le estrazioni di greggio, grazie all’istituzione di un fondo speciale per “le attività di salvaguardia del mare e di sicurezza delle operazioni off-shore”.

La parola d’ordine, quindi, appare quella di incrementare lo sviluppo di nuovi giacimenti in linea con la posizione e le richieste avanzate da tempo da Assomineraria. L’Associazione italiana per l’industria mineraria e petrolifera, associata a Confindustria, ha più volte sottolineato come “l’Italia ha ingenti riserve di gas e petrolio. Una parte importante di queste riserve è attivabile in tempi relativamente rapidi, consentendo di soddisfare potenzialmente circa il 20% dei consumi (dal 10% attuale). Ciò potrebbe permettere di attivare 15 miliardi di euro di investimenti e 25.000 posti di lavoro stabili e addizionali; ridurre la bolletta energetica di oltre 6 miliardi l’anno, aumentando quindi il PIL di quasi mezzo punto percentuale; ricavare 2,5 miliardi di euro di entrate fiscali, sia nazionali che locali”.
Una conferma e un assist per arrivare a snellire l’iter autorizzativo dal ministero dello Sviluppo economico, che dovrà fare i conti con l’arrivo -in continua crescita- di società straniere interessate alle risorse italiane. Prime fra tutti, tra quelle che per prime beneficeranno del “condono petrolifero”, Petrolceltic Italia -che nel 2008 perforò un pozzo a soli 2 chilometri dalla Riserva naturale regionale di Punta Aderci di Vasto, in Abruzzo- e la Northern Petroleum. Quest’ultima è da sempre molto critica nei confronti del decreto Prestigiacomo, tanto da definire i suoi effetti irrilevanti sugli assetti della compagnia. 
In linea con l’amministratore delegato dell’Eni, Paolo Scaroni, che all’inizio di maggio ha precisato che con la scelta della Prestigiacomo avevamo “privato il nostro Paese della possibilità di migliorare la bilancia dei pagamenti, le entrate dello Stato, i bilanci delle società che vi operano nell’esplorazione e produzione italiana e gli approvvigionamenti energetici”. 

Con l’intervento promosso dal ministro Passera i bilanci delle compagnie saranno salvi. Compresi quelli delle società impegnate nelle attività di stoccaggio di gas. Infatti, in merito alle “Semplificazioni delle attività di realizzazione di infrastrutture energetiche e liberalizzazioni nel mercato del gas naturale”, il decreto Sviluppo, oltre a liberalizzare il mercato dello stoccaggio del gas, prevede la possibilità -per il ministero dello Sviluppo economico- di “far ricorso alla presidenza del Consiglio dei ministri per giungere a una decisione definitiva in materia di autorizzazione di infrastrutture energetiche, in caso di mancata intesa delle amministrazioni regionali competenti nei tempi previsti, in coerenza con l’orientamento giurisdizionale attuale della Corte Costituzionale”. In pratica, un depotenziamento decisorio nei confronti delle amministrazioni regionali.

Misure per la crescita sostenibile / 7. Misure per lo sviluppo e il rafforzamento del settore energetico.


b. Misure in materia di ricerca e estrazione di idrocarburi.
Si stabilisce una fascia di rispetto unica, per petrolio e per gas, e più rigida, passando dal minimo di 5 miglia alle 12 miglia dalle linee di costa e dal perimetro esterno delle aree marine e costiere protette, per qualunque nuova attività di prospezione, ricerca e coltivazione. 
Sono fatti salvi i procedimenti concessori in materia di idrocarburi off-shore che erano in corso alla data di entrata in vigore del cosiddetto “correttivo ambientale”.
Viene infine creato un fondo per le attività  di salvaguardia del mare e di sicurezza delle operazioni offshore finanziato attraverso l’aumento delle royalties per le estrazioni in mare (dal 7 al 10 per cento per gas e dal 4 al 7 per cento per petrolio).


c. Semplificazioni delle attività di realizzazione di infrastrutture energetiche e liberalizzazioni nel mercato del gas naturale.
Si prevede la possibilità per il ministero dello Sviluppo economico di far ricorso alla presidenza del Consiglio dei ministri per giungere a una decisione definitiva in materia di autorizzazione di infrastrutture energetiche, in caso di mancata intesa delle amministrazioni regionali competenti nei tempi previsti, in coerenza con l’orientamento giurisdizionale attuale della Corte Costituzionale. Si avvia, inoltre, una progressiva liberalizzazione del mercato dello stoccaggio del gas, introducendo meccanismi competitivi ad asta, in linea con i mercati europei più avanzati.

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