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Ambiente

Un terremoto per il gas

Stogit è stata autorizzata a realizzare un mega-stoccaggio di gas a Sergnano, in provincia di Cremona. Il ministero dell’Ambiente, nel documento di Via, segnala per la priva volta un rischio sismico.
Ed è solo uno dei 19 progetti della Pianura Padana, dall’Emilia Romagna alla Lombardia: alcuni sono già attivi, altri in via di autorizzazione, e prevedono quasi tutti l’immissione di gas in sovrappressione

Sergnano è un comune di 3.600 abitanti in provincia di Cremona, a ridosso del fiume Serio. Un territorio ben noto ai petrolieri già nel 1953, anno in cui venne scoperto dall’Agip un piccolo giacimento di gas naturale che -secondo gli unici dati disponibili sul sito del ministero dello Sviluppo economico- ha portato, fino al 1994, all’estrazione di poco più di 3 miliardi di metri cubi di gas: più o meno 20 mila metri cubi all’anno. 
Troppo pochi per pagare royalties, ma sufficienti a far infrangere -in una delle tante aree sfruttate dell’Est milanese, a 40 chilometri dal capoluogo- il sogno di Enrico Mattei. Il tutto, con impatti ambientali e consumo del territorio, considerando la perforazione di ben 45 pozzi, 39 dei quali riutilizzati per le successive operazioni di stoccaggio sotterraneo del gas, avviate nel 1965.
A Sergnano è possibile scorgere la presenza di pozzi vicinissimi alle abitazioni, che rappresentano solo una parte delle grandi manovre attivate dalla Stogit (Stoccaggi Gas Italia) -controllata al 100% dalla Snam Rete Gas– subentrata ufficialmente nella gestione del campo di stoccaggio nel 2002, per effetto di un Decreto ministeriale datato 22 febbraio.
La presenza della Stogit si fa sentire: 48,32 chilometri quadrati attribuiti, 4 cluster per il pompaggio del gas nel sottosuolo, una centrale di compressione, un impianto di trattamento, metanodotti di raccordo e distribuzione e turbocompressori dalla potenza complessiva di 135 MW, con ricadute delle emissioni di PM2,5, NOx, CO e Co2 sull’ambiente e sulle coltivazioni nel raggio di 25 chilometri.
Il tutto al servizio di un progetto che stocca ed immagazzina 2 miliardi e 100 milioni di metri cubi di gas all’anno, che però non bastano nel quadro di approvvigionamento strategico delineato dalla nuova Strategia energetica nazionalee. Tanto da spingere la Stogit -titolare di 9 analoghe concessioni in Pianura Padana, tra l’Emilia Romagna e la Lombardia- a richiedere un aumento annuale della capacità di stoccaggio, fino a quasi 2 miliardi e mezzo di metri cubi di gas in sovrappressione, con un incremento di circa 350 milioni di metri cubi di gas. Significa che nei pozzi utilizzati, già al 100%, per lo stoccaggio sotterraneo verrà immagazzinato un surplus di gas. Più del dovuto, insomma.
Questo, infatti, è quanto richiesto secondo la documentazione allegata all’istanza di pronuncia di compatibilità ambientale avanzata il 3 maggio 2011. Un’operazione necessaria secondo la Stogit, che nello Studio di impatto ambientale, sottolinea come “l’esercizio dei giacimenti di stoccaggio in condizioni di sovrappressione, prassi già consolidata a livello internazionale, è infatti ritenuta una soluzione tecnica conveniente ed efficace per conseguire un’ottimizzazione della gestione operativa, attraverso il miglioramento delle prestazioni iniettive ed erogative”. 
In realtà, il ricorso alla sovrappressione eviterebbe agli operatori l’adeguamento ed ampliamento degli impianti già esistenti, soggetti a lunghi iter autorizzativi. Invece, siccome non c’è tempo da perdere, si è scelta la strada più veloce. E così è stato. Dopo aver incassato i pareri positivi della Commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale (dicembre 2011), del ministero per i Beni e le attività culturali (marzo 2012) e della Regione Lombardia (maggio 2012), il 15 ottobre del 2012 il ministero dell’Ambiente ha rilasciato la compatibilità ambientale del progetto di “incremento di pressione massima di esercizio del giacimento di stoccaggio gas” di Sergnano, con 6 prescrizioni. Una tra queste prescrizioni è preoccupante, perché confermerebbe, indirettamente e per la prima volta, il rischio sismico derivante da questo tipo di attività: il ministero dell’Ambiente, infatti, dichiara che “qualora la sismicità indotta superi magnitudo 3.0 -considerando l’epicentro all’interno di un’area definita di raggio uguale a dieci chilometri attorno della testa del pozzo-, la pressione di esercizio massima e la frequenza del ciclo di iniezione e di estrazione dovranno essere ridefinite in modo da riportare la magnitudo massima al di sotto di tale valore”.
Come dire, fino a una magnitudo 3.0 tutto è consentito.

“Il megastoccaggio di gas di Sergnano -ricorda Ezio Corradi del Coordinamento comitati ambientalisti della Lombardia- coinvolge 18 comuni, 14 dei quali in provincia di Cremona compresi Crema e Offanengo, dove è presente la ditta Coim chimica a rischio incidente rilevante (Direttiva Seveso 334/1999) e 4 in provincia di Bergamo (Isso, Mozzanica, Caravaggio, Misano di Gera d’Adda) dove esistono attività industriali chimiche, anch’esse a rischio di incidente rilevante. Un territorio popolato da circa 85.000 abitanti. Inoltre, Sergnano dista 5 chilometri da Romanengo, in zona sismica ITIS 104 nota per il terremoto di Soncino del 12 maggio 1802. Il territorio di Romanengo con Soncino, Offanengo, Ticengo, Salvirola, Casaletto di Sopra e Izano, tutti in provincia di Cremona, sono compresi nel ‘Progetto stoccaggio metano di Enel stoccaggi srl’, che interessa anche il Parco Regionale del Pianalto della Melotta e del Naviletto e coinvolge una popolazione di circa 25.000 abitanti. E poi a meno di 10 chilometri lo stoccaggio di Bordolano su un’area di 135 chilometri quadrati, 16 comuni interessati, 55.000 abitanti, un parco, quello ‘Oglio Nord’ ed altri 3 progetti di megastoccaggio limitrofi: ‘Bagnolo Mella’ di Edison-Gdf-Suez-A2A (nel cui territorio di estende il Parco del Monte Netto, nota zona sismica per essere stata coinvolta nel terremoto del 31 gennaio 1117 ed epicentro del terremoto di Brescia del 25 dicembre 1222), ‘Ripalta Cremasca’ di Stogit, sempre in sovrappressione (fra il fiume Serio ed il fiume Adda) e ‘Cornegliano Laudense’ di Ital Plus Storage (area di interessata nel 1951 ad un’eruzione di un pozzo Agip durante le operazioni di estrazione).
In tutto questo proliferare di progetti -continua Corradi- manca una visione complessiva di quanto si sta prospettando per il territorio per gli effetti di subsidenza, sismicità antropica indotta e rischi di incidente rilevante che interesseranno monumenti antichi, aziende agricole, abitazioni, industrie e infrastrutture di trasporto. Manca un principio di precauzione e di prudenza. Manca un monitoraggio costante, mancano una informazione ed una partecipazione preventiva dei cittadini”.

Le ambizioni “gassifere” del nostro Paese passano per la Pianura Padana e dal rischio sismicità indotta rivelata dai ministeri competenti per effetto della sovrappressione, già soggetta a sperimentazione. Infatti, proprio a Sergnano, la Stogit, con l’obiettivo di provare ad immettere nel sottosuolo il 107% di gas, nel 2008 iniettò il 103%, nel 2009 il 105% e nel 2010, ancora il 103% Finita la fase sperimentale -che il Coordinamento dei comitati ambientalisti della Lombardia denuncia essere avvenuta senza informare cittadini ed enti locali-, per la quale non fu evidenziata “alcuna criticità per l’ambiente esterno”, si arrivò all’approvazione del Decreto legislativo n.130 del 13 agosto 2010, che regolamenta, tra le altre cose, lo sviluppo di nuove infrastrutture di stoccaggio di gas naturale o il potenziamento di quelle esistenti, in seno ad un incremento dell’offerta di servizi di stoccaggio.

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