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Ambiente

In bici contro il cemento

A Padova domenica una ciclo-manifestazione di 30 chilometri per (ri)conoscere il paesaggio delle ville accerchiate da progetti di costruzione di nuovi centri commerciali. Promossa da Legambiente, attraversa l’area che dovrebbe diventare il Parco agricolo e paesaggistico metropolitano tra il Brenta e il Bacchiglione, di cui abbiamo parlato su Ae 148

Domenica a Padova c’è una pedalata di trenta chilometri per dire no a nuovi centri commerciali: è la "Biciclettata alle ville accerchiate dal cemento", promossa da Legambiente Padova, dal comitato locale del "Salviamo il paesaggio" e dalle associazioni (tra gli altri, i nostri soci di Bio Rekk) e comitati che lavorano alla costituzione di un Parco agricolo e paesaggistico metropolitano tra il Brenta e il Bacchiglione, di cui abbiamo parlato su Ae 148, nell’articolo "Il parco salva Padova".
Lungo la ciclabile che costeggia il canale Battaglia, scavato alla fine del XII secolo, che dalla città scende fino a Battaglia Terme, alle porte dei Colli Euganei, la ciclo-manifestazione porterà i partecipanti a "riscoprire" un grande patrimonio paesaggistico da valorizzare, oggi "minacciato dalla costruzione di nuovi centri commerciali". In particolare, Ca’ Mocenico ad Abano Terme e il Castello del Catajo, alle pendici del Parco dei Colli Euganei. "Ad Abano Terme, nei Colli Euganei, è in costruzione il nuovo raccordo stradale con Padova. Dove s’inserirà nella viabilità esistente, è prevista la costruzione di un centro commerciale, sui terreni agricoli e sulla preziosa Villa Mocenigo" scrivevamo su Ae 148. A Due Carrare, invece, accompagnati dagli esponenti di Legambiente abbiamo potuto fotografare le recinzioni già presenti sui terreni agricoli di Due Carrare, macchia "rossa" -ben in vista dal bellissimo e monumentale Catajo- che delimita l’area dove verrebbe realizzato un gigantesco centro commerciale, come racconta questo articolo di Lorenzo Cabrelle di Legambiente Padova.

Ricopiamo dal manifesto della biciclettata il testo
VILLE ACCERCHIATE DAL CEMENTO

L’indice padovano di superficie degli insediamenti commerciali di grande distribuzione è quasi il triplo rispetto agli standard europei e ogni giorno nei centri urbani chiudono decine di piccoli negozi. Eppure si continuano a realizzare nuovi centri commerciali che quasi sempre si collocano inoltre in luoghi sensibili da un punto di vista paesaggistico ed ambientale.
È questo ad esempio il caso del nuovo centro commerciale previsto dal Comune di Abano ai confini del complesso monumentale di Ca’ Mocenigo che, oltre alla bella villa settecentesca in cui soggiornò Casanova, comprende un oratorio, due barchesse e diversi essiccatoi per il tabacco, un tempo coltivato nelle vicine campagne. Una testimonianza fondamentale dell’opera di bonifica e valorizzazione agricola avviata dal XV secolo dalla nobile famiglia veneziana nell’entroterra veneto.
È anche il caso del centro commerciale progettato a Due Carrare. Un ecomostro con una superficie coperta di quasi 3 ettari e con parcheggi scoperti per 800 posti auto, che cementificherà irreversibilmente terreni utilizzati a fini agricoli, ma soprattutto deturperà il contesto di due tra i più importanti complessi monumentali del Veneto: il Castello del Catajo e Villa Dolfin. La costruzione del Castello del Catajo, alle pendici del Parco dei Colli Euganei, risale al XVI secolo, e nel suo parco sono oggi visitabili numerose piante secolari. Ai confini dell’area destinata al centro commerciale vi è anche la tenuta, vincolata dalla
Soprintendenza, di Villa Dolfin, risalente al 1700 o oggi sede di una fiorente azienda agricola.
Delle 3.782 ville venete costruite tra il ‘600 ed il ‘700, solo il 22% si può considerare ancora inserito in un contesto davvero agricolo. Se si distruggono le relazioni tra le ville e la campagna, le ville stesse, anche
quando ben conservate, “sopravvivono senza dignità e senza respiro soffocate dalle brutture » (Salvatore Settis).
Enti locali e Regione non possono restare indifferenti di fronte a tanto scempio perché l’alluvionamento urbanistico non deriva da una ineluttabile calamità naturale, bensì da precise scelte di pianificazione e
programmazione territoriale.

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