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La Protezione Civile di Guido Bertolaso

L’era Bertolaso inizia il 7 settembre 2001. Quel giorno il secondo governo Berlusconi, in carica da pochi mesi, trasforma la Protezione Civile in un dipartimento della Presidenza del Consiglio, e ne nomina l’attuale dirigente, Guido Bertolaso

L’era Bertolaso inizia il 7 settembre 2001. Quel giorno il secondo governo Berlusconi, in carica da pochi mesi, trasforma la Protezione Civile in un dipartimento della Presidenza del Consiglio, e ne nomina l’attuale dirigente, Guido Bertolaso.
Quella che fino ad allora era stata un’agenzia indipendente, che comprendeva i Vigili del fuoco e il Servizio sismico nazionale e si era occupata di  emergenze territoriali, come terremoti e inondazioni, diventa -per effetto del decreto legge numero 343 del 2001- un organo il cui potere di ordinanza si estende anche ai cosiddetti “grandi eventi”.
Tradotto, questo vuol dire che la Protezione Civile da quel giorno si occupa anche di vertici internazionali, raduni religiosi e gare sportive, come il G8 2009 in Italia o i Mondiali di nuoto di Roma. E se aumenta il numero degli eventi di cui occuparsi, si moltiplicano le emissioni di denaro pubblico a favore della Protezione Civile e le gare d’appalto indette dalla stessa.
A far sì che poi tutto funzioni subito e al meglio c’è lui, Guido Bertolaso, il factotum di palazzo Chigi. Quando si presenta un’“emergenza” o un “grande evento” (come l’esposizione delle spoglie di S.Giuseppe da Copertino, noto santo pugliese), interviene il commissario delegato Guido Bertolaso: con una firma affida poteri straordinari al sindaco, che ha carta bianca e decide cosa e come fare.

A Varese, per esempio, in occasione di un altro “grande evento”, i Mondiali di ciclismo 2008, è bastata l’ordinanza n. 3565, varata dal Presidente del Consiglio dei Ministri il 16 febbraio 2007, per stanziare sette milioni di euro per la nuova tangenziale fra la Ss 342 “Briantea” e la Ss  233 “Varesina”, con interconnessione alla Ss 344 di “Porto Ceresio”. Scavalcati sindaci ed enti locali. In una parola, i processi democratici.
Il meccanismo emergenza-Bertolaso-firma-appalto sembra poter funzionare anche per l’ultimo progetto del governo Berlusconi: il ritorno al nucleare. Per dare avvio alla nuova corsa all’atomo di Palazzo Chigi, Terna spa, la società che gestisce la  elettrica, per il 29,9% di proprietà statale, ha stanziato investimenti per 3,4 miliardi di euro, fino al 2013.  Ma i lavori procedono a rilento, a causa di quei “freni autorizzativi”, come spiega la stessa Terna, posti soprattutto dagli enti locali.
La soluzione, veloce quanto antidemocratica, risiederebbe nelle mani di Bertolaso: il commissario straordinario sarebbe in grado di rendere tutto “più facile”, bypassando con una firma consigli comunali e comitati di cittadini. Infatti il decreto legge “anticrisi”, varato dal Consiglio dei Ministri il 26 giugno 2009, aggiunge ai compiti della Protezione Civile anche “la gestione di interventi sulla trasmissione e distribuzione dell’energia”: è sufficiente la nomina di un “commissario delegato” per poter utilizzare “mezzi e poteri  straordinari in deroga alle competenze delle altre amministrazioni locali”.
La Protezione Civile, quindi, non è solo un organo di prevenzione, ma uno strumento nelle mani dell’esecutivo. Uno strumento libero da qualsiasi controllo. Soprattutto finanziario. Non solo la Corte Costituzionale non può intervenire sulle ordinanze emesse dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, ma la Corte dei Conti non può monitorare l’ammontare e l’utilizzo degli stanziamenti che ne conseguono.
Le cifre che sfuggono al controllo non sono irrilevanti. Tra il 3 dicembre del 2001 e il 30 gennaio del 2006 sono state emesse dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri 330 ordinanze: esaminando un campione di 75 di queste, sappiamo che hanno richiesto l’utilizzo di 1.486.675.921,73 euro. In base a questo dato statistico è possibile stimare che in otto anni e mezzo, dal 2001 al 2009, le 537 ordinanze emesse abbiano richiesto ben 10.6 miliardi di euro: una cifra esorbitante, su cui la Corte dei Conti non ha alcun controllo.
Il bilancio 2009 della Protezione Civile ammonta a 1.486.574.961 euro.
9.135.000 euro serviranno per pagare personale interno e distaccato, ma anche i gettoni di presenza e gli stipendi e gli assegni del personale “privato”, assunto con le numerose ordinanze per gestire i “grandi eventi”.
158 milioni sono invece destinati all’“acquisto, manutenzione, riparazione, leasing, noleggio ed esercizio dei mezzi aerei”, ovvero i Canadair antincendio, che sono stati appaltati alla Sorem, una società fondata nel 1959 ed acquisita nel 1992 dall’attuale proprietario, l’ing. Giuseppe Spadaccini.

La voce più consistente del bilancio della protezione civile consiste in 1,1 miliardi di euro per l’ammortamento dei mutui contratti dalle Regioni, che si sono indebitate per far fronte alle calamità, ma anche per mettere in moto la macchina dei “grandi eventi”.
Poco o nulla, invece, sotto la voce “previsione e prevenzione”: gli stanziamenti sono passati da 157.123.000 di euro nel 2008 a 98.744.961 di euro nel 2009. E le riduzioni di budget continueranno  di anno in anno, fino ad arrivare a soli 50 milioni nel 2011. Tutto quello che non finirà nelle casse della Protezione Civile verrà usato per ripianare i debiti che le regioni hanno contratto per fronteggiare evenienze di vario tipo: dalla ristrutturazione delle città colpite dalle calamità all’organizzazione di grandi eventi, come manifestazioni sportive o raduni religiosi. In questo modo i fondi regionali di protezione civile sono stati azzerati. Per fortuna, a rimpinguare le casse della protezione civile, ci pensano ogni anno le donazioni che i privati cittadini fanno sui conti correnti dell’ente, che poi li suddivide tra le Regioni, in base alla necessità.
D’altronde, è molto meglio curare che prevenire. La prevenzione, del resto, non procura nuovi appalti.

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Come funziona la Protezione Civile
La Protezione Civile è coordinata direttamente dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Ne fanno parte le Regioni, le Province, i Comuni ma anche i cittadini e i gruppi associati di volontariato: i Vigili del Fuoco, i gruppi cinofili, gli speleologi e il Soccorso Alpino in caso di emergenza infatti si uniscono ai membri della Protezione Civile. Le organizzazioni di volontariato iscritte nell’elenco nazionale della Protezione Civile sono circa 2.500, per un totale di 1.300.000 volontari.
Tra i compiti, al primo posto ci sono le attività di previsione e prevenzione. La prima consiste nel raccogliere e rielaborare i dati che arrivano ogni giorno dai centri nazionali di ricerca scientifica, per capire quali  rischi corre ciascuna zona. L’attività di prevenzione, invece, si occupa di segnalare alle autorità competenti gli interventi utili per ridurre la soglia di tali rischi, e la probabilità che si verifichino eventi disastrosi.
Per rendere l’intervento più mirato e aderente alle specifiche necessità del territorio, si è dato avvio ad una riforma, che introduce una struttura a più livelli, secondo il “Metodo Augustus”, per dare maggiore competenza agli enti locali. Questo metodo prevede che in caso di emergenza locale (di tipo A) il primo responsabile sia il C.O.C. (Centro Operativo Comunale), presieduto dal Sindaco, che utilizza i mezzi a sua disposizione per poter risolvere l’emergenza. Nel caso in cui le risorse non siano sufficienti o il Comune non sia dotato direttamente di una sede della Protezione Civile, la responsabilità passa dal Sindaco al Prefetto e la gestione si sposta a livello provinciale: intervengono il C.C.S. (Centro di Coordinamento Soccorsi) e i C.O.M. (Centri Operativi Misti) più vicini al luogo dell’emergenza.
Quando l’emergenza cresce e coinvolge zone più vaste, interviene il C.O.R. (Centro Operativo Regionale), oppure, in caso di grandi calamità, le decisioni vengono prese direttamente a livello nazionale dalla Di.Com.C. (Direzione di Comando e Controllo).
L’attività di prevenzione è uniforme su tutto il territorio e segue le direttive delle leggi nazionali, ma l’ammontare dei fondi a disposizione cambia di regione in regione: ogni consiglio regionale infatti gestisce autonomamente un proprio fondo per la Protezione Civile. La Regione Toscana, per esempio, ha messo a disposizione 2,5 milioni di euro: 2 milioni per le emergenze ed i restanti per potenziare i servizi del sistema. Anche la Regione Piemonte in caso di bisogno, oltre a fornire i mezzi materiali, può erogare contributi extra agli enti locali.

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La Protezione Civile e il terremoto d’Abruzzo
La ricostruzione dopo il terremoto del 6 aprile è “cosa” della Protezione Civile, che il 3 giugno 2009 ha assegnato l’appalto per la costruzione di 150 edifici. Per il progetto verranno usati fondi della Protezione Civile, per circa 500 milioni di euro.
Al bando hanno partecipato 44 ditte edili di tutt’Italia: la scelta delle aziende vincitrici è avvenuta in base al miglior rapporto qualità-prezzo per il numero di lotti che l’azienda si offriva di costruire.
Ad avere la parte più corposa degli appalti è stata l’ Associazione Temporanea d’imprese Maltauro-Taddei Spa, nata dall’unione di due ditte: la Maltauro, di Vicenza, e la Taddei, fondata a Poggio Picenze (in provincia dell’ Aquila).
La prima, di proprietà di Giuseppe Maltauro, comprende società finanziarie ed industriali ed oggi è tra le prime trenta imprese generali di costruzione di maggior rilievo per fatturato, numero di operai e portafoglio ordini, che arrivano dall’Italia e dall’estero.
L’altra società appartiene al Gruppo Edimo, ed in soli tre anni di attività ha già raggiunto 40 milioni di commesse all’ anno. La Taddei (più di 400 operai) può vantare numerosi lavori prestigiosi. Oltre ad aver preso parte alla costruzione degli edifici che avrebbero ospitato le Olimpiadi invernali Torino2006, e quella dello stabilimento della Thyssen Krupp a Terni, il suo business principale è stato quello degli aeroporti. Si è aggiudicata infatti l’appalto per l’ampliamento  di Linate, Fiumicino e ha vinto la gara per Malpensa, superando le offerte migliori, ritenute “sospette” dalla Sea, la ditta che aveva effettuato il bando. Recentemente ha inoltre ottenuto l’appalto per l’ampliamento dell’aeroporto di Bergamo, il cui valore supera i 15 milioni di euro.
Inoltre ha seguito in questi anni molti altri lavori anche nel Sud Italia.
A L’Aquila, l’associazione Maltauro-Taddei si è aggiudicata la gara con un’offerta del 5,32% in ribasso: insieme le due società sono riuscite a fare l’offerta più bassa, che ha consentito di guadagnare circa 50 milioni di euro.
Oltre alla Taddei, un’altra ditta abruzzese, la Di Marco Srl Corsoli, si è aggiudicata gli appalti per la costruzione delle piattaforme di cemento di Bazzano (dove sorgerà uno dei nuovi quartieri di casette antisismiche). Il titolare ha vinto il 6,5% della gara d’appalto: una percentuale che frutterà 128 mila euro. Una fetta modesta, rispetto a quella della Maltauro- Taddei, ma che ha suscitato grandi polemiche fra gli Aquilani.
Di Marco, infatti, è stato socio di tre fra gli indagati del caso “Alba d’Oro”: Nino Zanchetti (già assessore comunale ai Lavori pubblici del Comune di Tagliacozzo) e i fratelli Achille e Augusto Ricci. I tre sono stati accusati di riciclaggio di denaro proveniente dalle casse del boss Vito Ciancimino e sono tutt’ora sotto processo.

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