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Economia

L’Expo che ci resta

Cinque fotografi documentano le città che hanno ospitato le ultime Esposizioni internazionali. Ci aiutano a capire cosa rischiamo di trovare a Milano nel 2016 Non chiedetevi come sarà l’Expo di Milano nel 2015. La domanda giusta è un’altra. Ovvero: che…

Tratto da Altreconomia 108 — Settembre 2009

Cinque fotografi documentano le città che hanno ospitato le ultime Esposizioni internazionali. Ci aiutano a capire cosa rischiamo di trovare a Milano nel 2016

Non chiedetevi come sarà l’Expo di Milano nel 2015. La domanda giusta è un’altra. Ovvero: che cosa rimarrà dopo quei sei mesi? Che cosa lasceranno alla città e al Paese 20 miliardi di euro di investimento, tonnellate di cemento su un’area di 1,7 milioni di metri quadri, e l’orda -irrealistica e improbabile- di 29 milioni di visitatori? Non solo, quindi: che cosa offrirà Milano all’Expo del 2015? ma anche: che cosa lascerà a Milano l’Expo nel 2016? Ragionare sul destino di quest’area immensa tra i comuni di Rho e Pero, a Nord-Ovest della metropoli, è doveroso tanto quanto lavorare sulla buona riuscita dell’evento. Il problema del “dopo” è cruciale e impone la previsione del riutilizzo o della dismissione programmata di molte strutture espositive una volta terminata l’Expo. Sinora, le autorità hanno latitato e non hanno proposto idee (la società che gestirà Expo è per il 40% del ministero dell’Economia, per il 20% del Comune di Milano, per un altro 20% della Regione, per il 10% della Provincia e per il 10% della Camera di Commercio della città).
Ha provato a farlo l’Ordine degli architetti della Provincia di Milano (www.ordinearchitetti.mi.it), che ha incaricato cinque fotografi di fama internazionale di tornare sui luoghi delle ultime Esposizioni internazionali, per verificare in che stato versano ora i siti. Il risultato è una mostra di cui pubblichiamo alcuni scatti in queste pagine. È stata visibile a Milano a fine primavera, e verrà riproposta in autunno a Siviglia prima, e -sempre a Milano- a Villa Necchi-Campiglio, a cura del Fai, dopo. Siviglia (teatro dell’Expo del 1992) è stata fotografata da Claudio Sabatino, Lisbona (1998) da Marco Introini, Hannover (2000) da Claudio Gobbi, l’Expo svizzera (2002) da Maurizio Montagna, Saragozza (2008) da Gabriele Basilico. Le concezioni espositive tradizionali, legate alla strategia della costruzione di avveniristici padiglioni nazionali, lasciano sul terreno eredità di non facile gestione. Le immagini parlano chiaro: a distanza di anni in alcuni casi le riqualificazioni non sono avvenute, e i siti restano inutilizzate terre di nessuno. Dopo l’Expo del 1906, che Milano ospitò dedicandolo ai trasporti, la città ebbe un nuovo parco. Nel 2015 il tema sarà il cibo: nella speranza che per discuterne non si cementifichino i campi.

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