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Msf chiede brevetti condivisi per i farmaci anti-Hiv/Aids

Medici senza frontiere (Msf) lancia “Push for the pool”, una campagna di pressione via e-mail per convincere le case farmaceutiche che producono farmaci anti-Hiv a condividere i loro brevetti. Msf chiede a 9 case farmaceutiche (fra cui Johnson&Johnson e Pfizer)…

Medici senza frontiere (Msf) lancia “Push for the pool”, una campagna di pressione via e-mail per convincere le case farmaceutiche che producono farmaci anti-Hiv a condividere i loro brevetti. Msf chiede a 9 case farmaceutiche (fra cui Johnson&Johnson e Pfizer) di mettere a disposizione i brevetti dei loro farmaci all’interno di un consorzio, cui potranno partecipare anche produttori che non detengono i brevetti, utilizzando così le conoscenze delle maggiori case farmaceutiche per produrre versioni generiche delle medicine. Ai proprietari originali verranno pagate delle royalty.
Second Msf, un’iniziativa di questo tipo permetterà di creare versioni generiche dei farmaci retrovirali molto più velocemente, senza dover aspettare lo scadere dei brevetti (che hanno durata ventennale). Inoltre, conoscere la composizione del farmaco permetterebbe di apportare delle varianti e miglioramenti ai farmaci anti-Hiv, per creare delle versioni specifiche, come la combinazione a dose fissa o la dose a uso pediatrico.
L’idea è semplice ma potenzialmente rivoluzionaria: spesso, infatti, i Paesi in via di sviluppo non possono produrre da soli una versione generica dei farmaci, perché non possiedono il know how adeguato, e si devono adattare all’importazione. Permetterebbe inoltre di risolvere il problema dei pazienti che “sviluppano una resistenza ai farmaci di prima linea”, come afferma Eric Goemaere, coordinatore medico di MSF per il Sud Africa: in questi casi è necessario somministrare farmaci più potenti, ma sono troppo cari e le alternative generiche non sono disponibili.
Ad elaborare la lista per la composizione del pool sarà l’Unitaid (l’Agenzia Onu per l’acquisto dei farmaci): i farmaci retrovirali anti-HIV non fanno parte dell’elenco stilato dall’Organizzazione mondiale della sanità, che copre il 95% dei farmaci essenziali.
La condivisione dei brevetti all’interno del consorzio è volontaria, ma, secondo Michelle Childs (direttrice delle relazioni istituzionali della Campagna per l’accesso ai farmaci essenziali) “per le compagnie questa è l’occasione di dimostrare che sono realmente interessate a trovare il modo di rendere i farmaci salvavita accessibili a tutte le persone colpite dall’Hiv nei Paesi in via di sviluppo”.
In una settimana, dopo il lancio della campagna (avvenuto il 6 ottobre), le cause farmaceutiche hanno ricevuto 7mila e-mail. La risposta dalle prime case farmaceutiche interessate, però, non lascia ben sperare: la German Association of Research-Based Pharmaceutical Companies ha sottolineato che, dal suo punto di vista, il problema non sono i brevetti né prezzi dei farmaci contro il virus Hiv, ma la scarsità di medici e strutture nei Paesi in via di sviluppo.

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