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Il fondo onnivoro

Il Fondo italiano per le infrastrutture, F2i per gli amici, entra nelle nostre vite, rastrellando partecipazioni in banche e autostrade. E investendo i nostri soldi

Tratto da Altreconomia 124 — Febbraio 2011

“Manager di lungo corso cerca fidati e danarosi ‘compagni di strada’ per investire su infrastrutture di rete gestite in concessione. Astenersi perditempo”. Il manager è Vito Gamberale, 66 anni, ex amministratore delegato di Sip e delle Autostrade dei Benetton, già presidente ed amministratore delegato di diverse aziende del gruppo Eni. Un molisano schivo che non si concede troppo ai giornalisti e lascia che a parlare della sua iniziativa, il Fondo italiano per le infrastrutture (conosciuto con l’acronimo “F2i”), siano i fatti.

Al suo appello hanno risposto in molti: F2i è una società di gestione del risparmio (sgr), una società per azioni che ha per soci dai nomi eccellenti, dalla Cassa depositi e prestiti al gotha del sistema bancario italiano (vedi box), e che ha raccolto risparmio per circa 2 miliardi di euro. Il tesoretto oggi è a disposizione del management, che sta facendo incetta di partecipazioni. Dagli acquedotti agli aeroporti, dalle autostrade agli interporti, dai parchi fotovoltaici alle reti del gas. A breve anche porti turistici, a parte dalla Marina di Loano (vedi Ae 123). F2i è un fondo “onnivoro”. Probabilmente non lo sapete, ma è già entrato anche nella vostra vita.

Se siete correntisti di Intesa-Sanpaolo, Unicredit, Monte dei Paschi di Siena o Ubi Banca, i vostri risparmi alimentano F2i. Se utilizzate l’Autostrada del Brennero (A22), l’Autostrada Brescia-Padova (A4), le Autovie Venete (A4 fino a Trieste, A23, A28) e l’Autocamionale della Cisa (A15) quando pagate il pedaggio state arricchendo F2i, che detiene il 26% di Infracis, una holding di partecipazioni che tiene in pancia quote di tutti questi caselli. Nelle case dei genovesi, invece, F2i entra dal rubinetto: a giugno 2010 (vedi Ae 118) il fondo s’è comprato il 40 per cento di Mediterranea delle Acque, la società del gruppo Iren che gestisce il servizio idrico integrato nella maggior parte dei 67 comuni della Provincia di Genova. 

Due dei sette comunicati stampa emessi da F2i in tutto il 2010 sono arrivati negli ultimi giorni dell’anno. Il 20 e 21 dicembre il Fondo ha messo a segno due colpi rilevanti. Prima, investendo 255 milioni di euro (il 75% a carico di F2i), ha acquistato la rete gas di Eon in partnership con il fondo Axa Private Equity. Una partecipazione che si aggiunge a quella (60%) in Enel Rete Gas, che è il secondo operatore nazionale nel settore della distribuzione del gas. La quota di mercato di F2i, che con 50mila chilometri di rete raggiunge 2,7 milioni di utenze, è il 16 per cento. Il giorno dopo si è chiuso, invece, il contratto che ha portato a F2i il 65 per cento di Gesac, in cambio di 150 milioni di euro. Gesac è la società che gestisce l’Aeroporto internazionale di Napoli Capodichino, il terzo in Italia per traffico -se escludiamo gli scali internazionali di Milano e Roma- con oltre 5,2 milioni di passeggeri tra gennaio e novembre 2010 (Assoaeroporti). Gli altri azionisti sono Comune e Provincia di Napoli (12,5% a testa), Sea (col 5%: è la società che ha in gestione Linate e Malpensa, che per l’84,5% è controllata dal Comune di Milano) e il Gruppo interporto campano di Gianni Punzo (socio di Della Valle e Montezemolo in Ntv).

Andare a fondo nella vicenda Gesac, che ha in concessione Capodichino fino al 2043, aiuta a sciogliere la matassa di relazioni che rende forte F2i: presidente della società è stato nominato, infatti, Mario Sarcinelli, un economista che è stato in passato ministero del Commercio estero, vice direttore generale della Banca d’Italia, direttore generale del ministero del Tesoro, presidente della Banca nazionale del lavoro (Bnl). Sarcinelli, soprattutto, sedeva nel consiglio d’amministrazione della Cassa depositi e prestiti quando, nel 2007, l’istituto decise di diventare uno degli sponsor del Fondo, il cui presidente è, ancora oggi, Ettore Gotti Tedeschi, che siede nel cda di Cassa depositi e prestiti ma è anche presidente dello Ior, la Banca vaticana. F2i è, per la Cassa, storicamente attiva nei mutui a favore degli enti locali, un’iniziativa “innovativa”: “L’aspetto innovativo -spiega il sito dell’istituzione, controllata al 70 per cento dal ministero del Tesoro e presieduta da Franco Bassanini- consiste nella possibilità di finanziare attraverso la raccolta postale anche soggetti privati, a condizione che si tratti di interventi di interesse generale, condotti o promossi da soggetti pubblici”. Telefonicamente, dalla Cassa ci spiegano che le due attività (quella storica e quella “innovativa”) non sarebbero in concorrenza perché fanno riferimento a due ambiti diversi: brownfield, infrastrutture già avviate, per F2i; greenfield, nuove infrastrutture, per la Cassa depositi e prestiti. Il neopresidente Gesac Mario Sarcinelli, intervistato da Il Mattino ha spiegato che “l’acquisizione di Capodichino è solo il punto di partenza di una strategia più ampia”. Con lui è entrato nel cda dell’azienda napoletana in quota F2i anche Riccardo Conti. Conti siede nel consiglio d’amministrazione di F2i dal 28 aprile del 2010, segnalato dall’azionista Fondazione Monte dei Paschi di Siena. Meno di un mese prima era ancora assessore alle Infrastrutture e ai trasporti della Regione Toscana, incarico che ha mantenuto per due legislature, a partire dal 2000. Conti è anche il responsabile nazionale infrastrutture per il Partito democratico. In un’intervista concessa a inizio gennaio al Sole 24 Ore Conti ha affermato che “il fondo è pronto a entrare nel sistema aeroportuale toscano”, ovvero nelle società che gestiscono gli aeroporti di Pisa (“Galileo Galilei”) e Firenze (“Amerigo Vespucci”), rispettivamente Sat e Adf, due società quotate in Borsa.

Secondo il quotidiano di Confindustria, F2i avrebbe “presentato una manifestazione d’interesse per Sogear, la società che gestisce l’aeroporto di Cagliari, e ha messo nel mirino gli scali di Catania, Genova, Bologna, Rimini e Forlì”.

L’obiettivo è creare un network nazionale. Ed è lo stesso proposito con cui F2i è entrato sul mercato del gas, come abbiamo visto, e nel servizio idrico integrato, in partnership con Iren: l’accordo tra le due società prevede “un programma di partecipazione alle future gare ad evidenza pubblica per l’assunzione di partecipazioni ovvero la gestione di ulteriori ambiti territoriali”, come scrivevamo sul numero di luglio/agosto 2010 di Ae.

Secondo una nota di Milano Finanza, il patto parasociale tra Iride (poi Iren) e F2i prevede che la seconda esprima 3 consiglieri d’amministrazione su 9 nella società congiunta, San Giacomo, ma con potere di esercitare veto nell’approvazione di determinate delibere, anche in merito alla modifica di alcune voci finanziarie del piano industriale e del budget. I patti parasociali sono stati firmati anche dagli azionisti pubblici di Iren, ovvero i Comuni di Torino, Genova, Reggio Emilia, Parma e Piacenza. Al pari di Comune e Provincia di Napoli (azionisti di Gesac) hanno accolto un soggetto senza sapere chi ci ha messo i capitali. Accanto agli sponsor, che sono 13 come gli azionisti della società e hanno sottoscritto 938 milioni di euro (Quote “A”), ci sono 8 milioni di euro di Quote “C”, sottoscritte da società dei manager e (nuovamente) dagli sponsor, ma soprattutto 906 milioni di euro (Quote “B”) sottoscritti da 40 “Limited Partners”, i cui nomi sono avvolti nella nebbia.

A noi risultano (almeno) la cassa previdenziale dei periti industriali (Eppi), quella dei ragionieri e periti commerciali e la Cassa nazionale di previdenza e assistenza forense (avvocati), che ha sottoscritto 60 milioni di euro. Sconosciuti gli altri 37: la trasparenza non è d’obbligo, nemmeno per una società che si propone come gestore dei nostri servizi pubblici locali.

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