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Comuni sotto tiro

La criminalità organizzata se la prende con amministratori e funzionari pubblici. Un morto e 212 episodi di minacce e intimidazioni registrati nel corso del 2010

Tratto da Altreconomia 134 — Gennaio 2012

“Farai la fine del Sindaco di Pollica, un proiettile è per te uno per il segretario”. Questa è il testo della lettera anonima giunta a Eleonora Baldi, sindaco di Follonica (Gr), il 10 agosto di quest’anno. L’episodio è uno dei tanti riportati nel rapporto Amministratori sotto tiro. Intimidazioni mafiose e buona politica, presentato a Roma il 2 dicembre dall’associazione Avviso Pubblico, che dal ‘96 mette insieme Comuni, Province e Regioni impegnate in progetti di formazione civile contro le mafie.
Nelle quasi cento pagine del documento -scaricabile dal sito www.avvisopubblico.it– si legge che per il solo 2010 sono stati 212 gli episodi di minacce e intimidazioni di tipo mafioso e criminale nei confronti di amministratori locali e personale della pubblica amministrazione. Ad essere minacciati sono soprattutto gli amministratori locali di Calabria, Sicilia e Campania, dove si registrano rispettivamente il 41%, 23% e 14% dei casi censiti.
In Calabria, in particolare, il 14% delle amministrazioni comunali (56 su 409) ha subito almeno una minaccia, un’intimidazione o un attentato nel corso del 2010. Nelle province di Crotone e Vibo Valentia, zone caratterizzate dalla presenza di cosche particolarmente violente, ad essere colpite sono il 18% delle amministrazioni. Seguono poi Cosenza (13%) e Reggio Calabria (12%). La Calabria è attualmente la regione più colpita anche dagli scioglimenti dei consiglio comunali per infiltrazione mafiosa (7 comuni commissariati più la Asp di Vibo Valentia), un fenomeno che non poche volte si è incrociato con quello delle intimidazioni. I Comuni dove si sono registrati più casi di intimidazione e di minaccia nel corso del 2010 sono stati quelli di Isola Capo Rizzuto (Kr), Sant’Agata d’Esaro (Cs), Fuscaldo (Cs), Rossano (Cs), Catanzaro, Lamezia Terme (Cz), Reggio Calabria.
Anche in Sicilia troviamo percentuali molto alte. Nella provincia di Agrigento risulta colpito almeno una volta il 16% dei comuni (7 su 43). Segue Caltanissetta col 14%. Plurimi casi di intimidazioni e di minacce si sono registrati ad Agrigento, Favara (Ag), Partinico (Pa), Caccamo (Pa), Gela e Niscemi (Cl). Anche in questo caso si tratta di zone dove la mafia dimostra ancora la sua forza. In Campania è la provincia di Napoli col 13% quella in cui sindaci, assessori e consiglieri sono più minacciati. In particolare, i Comuni più colpiti sono Portici, Castellamare di Stabia e Boscoreale. Le intimidazioni mafiose non sono confinate sono nell’area meridionale della penisola. Alcuni casi sono segnalati anche in Sardegna (25 casi, il 12% del totale), e in numero più limitato anche in alcune regioni del Centro-Nord, come nel Lazio (5 casi), in Liguria (3 casi), in Basilicata, Abruzzo e Marche (1 caso ciascuna).
Episodi di intimidazione e di minacce non sono mancati nemmeno in territori che hanno conosciuto lo scioglimento del Comune per infiltrazione mafiosa. In Sicilia ne sono stati interessati i comuni di Siculiana (Ag) e Vallelunga Pratamento (Cl); in Campania il Comune di Arzano (Na); in Calabria i comuni di Rosarno (Rc) e Condofuri (Rc); in Puglia i Comuni di Surbo (Le) e Francavilla Fontana (Br).
Per quanto riguarda la tipologia delle intimidazioni e delle minacce, una griglia individua le tipologie: partendo da una lettera minacciosa, dall’incendio di auto o abitazioni, si giunge a sparare alle abitazioni personali degli amministratori e, addirittura, alla loro aggressione fisica.
Nel settembre 2010, a Ottana, provincia di Nuoro, sono state esplose tre fucilate a pallettoni contro la facciata dell’abitazione del sindaco. Alcuni proiettili sono penetrati nell’appartamento del primo cittadino ed uno, dopo avere urtato il muro, è caduto sulla culla dove dormiva uno dei due figli di soli tre mesi. Mentre un altro proiettile è finito di rimbalzo su un braccio della moglie che è rimasta leggermente ferita. Ai primi di gennaio del 2011 il sindaco di Ottana è stato oggetto di una nuova e pesante intimidazione: una parte del suo uliveto è stata distrutta e prima di andare via gli attentatori hanno appeso una croce al cancello del podere.
A Sant’Agata d’Esaro (Cs), il sindaco è stato minacciato prima con scritte insultanti sui muri del paese, poi gli è stata bruciata l’auto, poi è stato devastato lo studio dentistico di sua proprietà e, infine, è stato aggredito e accoltellato appena uscito dalla casa dei genitori.
La maggior parte dei cittadini italiani non conosce questi episodi. Eppure ogni giorno tante donne e tanti uomini senza lauti stipendi, privilegi e scorte armate praticano la politica come servizio per il bene comune. E nel fare questo si imbattono in interessi mafiosi, criminali e delle varie cricche. I partiti, come ha scritto Andrea Campinoti, presidente di Avviso Pubblico, devono impegnarsi insieme ai cittadini, a non lasciare soli questi amministratori onesti, ma devono sostenerli perché, se è vero che non può esistere mafia senza rapporti con la politica, è assolutamente necessario che esista una politica senza rapporti con la mafia.

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