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Altre Economie

Pubblicità ingannevole

Nonostante il referendum del giugno scorso, diverse amministrazioni locali prediligono ancora il privato nei servizi. Su di loro, gli occhi puntati dei comitati —

Tratto da Altreconomia 143 — Novembre 2012

Il cortocircuito definitivo tra acqua e finanza s’è consumato a Forlì, intorno alle 16 di martedì 9 ottobre. Il sindaco della città, Roberto Balzani, ha introdotto il consiglio comunale chiamato a votare la fusione tra la società multiservizi Hera, di cui il Comune è azionista, e l’omologa veneto-giuliana Acegas-Aps, spiegando la propria contrarietà a un’operazione destinata ad acuire la “debolezza strutturale della ‘politica’ sulle scelte della multi-utility, che pure di fatto controlla col voto”. Ciò s’è tradotto, in questi anni, nell’incapacità “di ri-orientare le politiche aziendali, per portarle là dove vogliono i cittadini, elettori e insieme consumatori”. Forlì che incentiva il porta a porta si scontro con l’azienda che punta sull’incenerimento dei rifiuti.
Quella che da un punto di vista finanziario è “un’operazione del tutto razionale, e probabilmente positiva e fruttuosa”, perché coinvolge due società quotate in Borsa, e vede l’ingresso come azionista del Fondo strategico italiano di Cassa depositi e prestiti, “renderà sempre più problematici i rapporti tra management e territori emiliano-romagnoli, e ciò indurrà l’azienda a muoversi verso logiche privatistiche ancora più marcate” ha commentato Balzani con Ae. “È la logica dell’azionista che -conclude il sindaco di Forlì- si è imposta anche all’interno del sistema pubblico”.

Balzani, esponente del Pd, spiega che “la linea del partito è quella di andare a sostenere la fusione”, e aggiunge che “non c’è stata discussione interna”. E infatti nonostante la fusione sia stata bocciata all’unanimità dal consiglio comunale di Forlì, passerà per l’assemblea dei soci di Hera a metà ottobre e sarà operativa dal primo gennaio 2013.
“Il nostro è un messaggio politico”, spiega Balzani. Ed è così: la mobilitazione dei comitati locali del Forum italiano dei movimenti per l’acqua ha minato le basi del “monolite Pd” in Regione. Il no alla fusione è arrivato anche nei Comuni di Rimini, Cesenatico (Fc), Porretta Terme (Bo), Monghidoro (Bo), Sassuolo (Mo), Rocca San Casciano (Fc), Civitella di Romagna (Fc), Premilcuore (Fc), Predappio (Fc), Portico (Fc) e San Benedetto (Bo).
Perché a quasi un anno e mezzo dai referendum del 12 e 13 giugno 2011, “mobilitazione” e “partecipazione” restano le parole d’ordine in tutta Italia.

Qui Roma.
Nel Lazio, a fine settembre, è stata depositata una legge d’iniziativa popolare regionale su “Tutela, governo e gestione pubblica delle acque” (www.referendumacqualazio.it). Il titolo è chiaro, i contenuti ricalcano quelli della legge d’iniziativa popolare del Forum italiano dei movimenti per l’acqua. La vera novità, però, è un’altra: sulla base dell’articolo 62 dello Statuto della Regione Lazio, “se entro dodici mesi dalla presentazione della legge il consiglio regionale non norma la materia, rispettando l’indirizzo del testo presentato, la Giunta sarà costretta ad indire un referendum propositivo sul testo proposto” racconta Simona Savini, del Coordinamento romano per l’acqua pubblica.
Durante l’estate comitati e associazioni hanno raccolto circa 30mila firme. Che si sommano all’impegno assunto dalle amministrazioni comunali che hanno deliberato il proprio sostegno all’iniziativa. Capofila è quello il Comune “virtuoso” di Corchiano, in provincia di Viterbo. “Dopo aver deliberato all’unanimità la nostra adesione -racconta Livio Martini, vicesindaco- abbiamo scritto a tutti i Comuni della Regione Lazio, che sono circa 400. Avevamo la necessità di raccogliere il sostegno di altri 9 enti, per un totale di 50mila elettori”. Alla fine le amministrazioni erano altre 26, per oltre 220mila elettori. “Entro i primi di dicembre la Corte d’Appello di Roma si pronuncerà sull’ammissibilità del referendum”, conclude Martini.

Qui Reggio Emilia.
Dicembre 2012 è anche la data entro la quale i Comuni della provincia di Reggio Emilia dovranno decidere “che fare” con il servizio idrico integrato. La  concessione a Iren, società quotata in Borsa, scaduta a fine 2011, terminerà in proroga a fine anno. “Da qui a pochi mesi si deciderà il futuro per i prossimi 20 o 30 anni -racconta Tommaso Dotti, del Comitato acqua bene comune Reggio Emilia, acquapubblicare.wordpress.com-. Abbiamo deciso di sfruttare gli ultimi tre mesi per promuovere nel Comune di Reggio tre ‘mozioni d’iniziativa popolare’. Chiediamo una presa di posizione sul tema della fusione tra Iren e A2a (vedi Ae 139), e di affidare il servizio idrico integrato a un’azienda pubblica”. In un mese sono state raccolta 800 firme, più del doppio del regolamento del Comune, che ne prevede 300 firme. “Le abbiamo presentate subito, anche se continueremo a raccoglierne, perché così è cominciato l’iter di calendarizzazione” spiega Tommaso. Entro un paio di mesi le mozioni saranno discusse in consiglio comunale.

Qui Torino.
Dove è già arrivato, a fine settembre, il Comitato acqua pubblica Torino (www.acquapubblicatorino.org), per presentare la delibera d’iniziativa popolare per la ri-pubblicizzazione di Smat, oggi società per azioni controllata al 100% dagli enti pubblici  Provincia di Torino. “Chiediamo che Smat diventi un’azienda speciale consortile. Abbiamo raccolto circa 5mila firme -racconta Andrea Sacco-, e il Comune di Torino ci ha concesso un ‘Diritto di tribuna’. Il Comune di Torino -ricorda Andrea- è lo stesso che subito dopo il referendum ha messo sul mercato la società che gestisce il trasporto pubblico locale, contro cui noi abbiamo fatto ricorso al Tar. Il 18 ottobre la delibera è stata all’ordine del giorno delle commissioni VI, Ambiente e I, Partecipate e bilancio, del Comune di Torino. Nel frattempo -conclude Andrea- stiamo presentando il testo anche presso le 10 circoscrizioni della Città, per acquisirne i pareri”.
Agli attivisti torinesi era già riuscito un blitz: nel 2010 erano riusciti a modificare con una delibera d’iniziativa popolare lo Statuto del Comune, che oggi riconosce il servizio idrico come “privo di rilevanza economica”. Come saltatori in alto, hanno spostato l’asticella: “Sappiamo che il Comune di Torino, per quanto socio di maggioranza, non potrà ripubblicizzare Smat da solo. Per questo anche altri enti devono sostenere l’iniziativa”. E si stanno attrezzando. —
 

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