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Diritti

L’Italia cambia strada

Nasce la Rete per una #MobilitàNuova, con una manifestazione fondativa il prossimo 4 maggio a Milano. Pedoni, pedali e pendolari insieme, per chiedere al governo di "rivedere" le priorità degli investimenti infrastrutturali nel Paese. A breve una legge d’iniziativa popolare in merito all’utilizzo delle risorse pubbliche

L’esperienza di #salvaiciclisti insegna che un hashtag può riempire le piazze. È successo, in Italia, nel 2012. Chi pedala, però, non sta fermo, e così quest’anno si cambia. 
Si #cambiastrada per chiedere all’Italia -amministrazioni locali, provinciali, regionali e governo- di impegnarsi per una #MobilitàNuova. Il prossimo 4 maggio, a Milano, nasce un patto tra le nuove forme di mobilità, e pedoni, pedali e pendolari si ritrovano insieme, per manifestare tra la stazione Centrale e il centro della città.
“La Rete per la #MobilitàNuova, che riunisce i soggetti che si riconoscono nel ‘Manifesto per una mobilità nuova’, oltre 150 sigle, celebra il suo atto fondativo in piazza, e non poteva che essere così -spiega Simone Dini, portavoce della Rete-. Questo percorso nasce da #salvaiciclisti, esperienza animata da pedoni e ciclisti. Crediamo, infatti, che la mobilità sia da considerare nella sua interezza, e nell’interazione tra le sue componenti. Se l’unico modo per garantire sicurezza pedoni e ciclisti è diminuire il numero di auto private in circolazione, sappiamo benissimo che senza un trasporto pubblico rivolto ai pendolari che funzioni in adeguato, ciò non sarà possibile”.
Quella del 4 maggio, nelle parole di Dini, sarà una manifestazione contro il “paradigma autocentrico”, “una grande critical mass a piedi con l’obiettivo di riapproriarsi dello spazio urbano”. La #MobilitàNuova, invece, è quella che prevede “l’uso delle gambe, delle bici, e solo occasionalmente delle auto in condivisione”.

Oltre all’obiettivo politico c’è una rivendicazione economica: “Allo Stato, in tutte le sue articolazione, chiediamo di riequilibrare la spesa pubblica, cioè di spostare le risorse dove si muovono le persone. E non il contrario. Solo il 2,8% dei pendolari italiani percorre oltre 50 chilometri al giorno”. A quest’aspetto è dedicata anche una proposta di legge d’iniziativa popolare, il cui testo è in fase di elaborazione da parte di un Comitato di garanzia della Rete per la #MobilitàNuova. Obiettivo: un milione di adesioni. 

 

Se cambiamo paradigma, non serviranno -probabilmente- 32 nuove autostrade (tante sono in progetto nel Paese), e così alcuni dei comitati no autostrade della Lombardia hanno dato la propria adesione alla manifestazione del 4 maggio. Tra questi, ci sono i “No TEEM”, che si battono contro la realizzazione della nuova Tangenziale Est esterna di Milano, 32 chilometri più 38 di strade complementari nel territorio del Parco agricolo Sud Milano: “Nonostante la cronica mancanza di risorse per l’implementazione del progetto -racconta Luigi Visigalli, del Comitato ‘No Teem’ di Casalmaiocco, nel lodigiano-, sono aperti ben 13 cantieri, da Cerro al Lambro -dove incrocia l’A1- ad Agrate Brianza -dove incrocia l’A4-. Le ditte scorticano il terreno, e lo portano via. Sembra quasi che segnino il territorio, secondo la logica di far capire che esiste la volontà di andare avanti, nonostante tutto”. Le nuove autostrade lombarde, e in particolare le tre i cui cantieri sono aperti (Pedemontana, TEEM e Brebemi) sono frutto di concessioni regionali, ma “anche l’opposizione in Regione Lombardia, interpellata durante la campagna elettorale, ci ha fatto capire che per loro i cantieri possono andare avanti” conclude Visigalli.

Secondo Dario Balotta, responsabile Trasporti di Legambiente Lombardia, è necessario un cambio di paradigma, “come a Londra, dove il sindaco ha annunciato un investimento da 900 milioni di sterline per costruire un”autostrada ciclabile’ che attraverserà la città da Est a Ovest. Tutto ciò -aggiunge Balotta- è possibile in una città che ha un’Autorithy dei trasporti. In Italia, invece, non c’è nemmeno integrazione tariffaria, e chi vuole usare più mezzi, o caricare la propria bicicletta su un treno deve acquistare più titoli di viaggio separati”. Ciò significa, riprende l’esponente di Legambiente, che “un conto è un Comune che trova due lire per realizzare una pista ciclabile, un altro è far entrare nella programmazione l’idea che la mobilità ciclistica pone l’obbligo di pensare un nuovo modello e assetto dell’organizzazione urbana”. 
Balotta, però, allarga lo sguardo anche al trasporto merci: per una #MobilitàNuova deve “crescere l’attenzione a una effettiva riduzione del trasporto merci su camion; invece, in Italia, si assiste al contrario a una contrazione del trasporto su ferro, sceso al 3% del totola. Intanto, la rete fisica degli scali merci Fs non esiste più.
E non pare razionale la strategia del governo che sta realizzando tre nuovi tunnel ferroviari per le merci, il Terzo Valico, il Brennero e il Gottardo. È come immettere tre by pass nuovi, senza un sistema di circolazione che funzioni”.

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