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Opinioni

Il fascismo prossimo venturo

La politica neutralizzata dei "partiti" di gomma mostra istituzioni prive delle correnti vitali della democrazia. Di fronte a questo scenario, la società civile deve fare un passo in avanti, per disinnescare possibili derive. Come accadde negli anni Settanta, sotto la spinta visionaria di pensatori come Danilo Dolci

Tratto da Altreconomia 154 — Novembre 2013

Il fascismo prossimo venturo. Dovremo lavorare molto per contrastarlo e sradicarlo il più possibile. Si tratta di un fascismo di nuova generazione, di cui c’è già modo di intravedere la conformazione a triangolo.

In un lato c’è la politica neutralizzata, fatta da “partiti” di gomma, poco distinguibili tra loro e confluiti in quelle larghe intese che nessun elettore italiano ha chiesto. L’inquietante risolutezza di Enrico Letta a governare per anni è la tipica espressione di questa presunta gestione neutrale della cosa pubblica, che è tale non tanto perché va oltre la differenza tra destra e sinistra, quanto perché licenzia la politica stessa sostituendola con l’esecuzione della volontà dei Mercati travestiti da Unione europea.
In questo scenario il Movimento 5 Stelle purtroppo è più un’aggravante che un fattore di speranza. I suoi capi non è che non vogliano, è che proprio non sono in grado, per la loro mentalità, di contribuire al rilancio della democrazia. Comandano il movimento coltivando idee ciniche e micidiali, riassunte dalla pretesa di mantenere il reato di clandestinità mentre ancora si recuperano i cadaveri davanti a Lampedusa. Sintesi: la politica istituzionale è quasi completamente priva delle correnti vitali della democrazia.

Da un altro lato c’è la “società civile”. L’importanza dei movimenti di base, delle lotte per tutelare i beni comuni, del risveglio democratico sui territori è stata e rimane fondamentale, come lo è il potenziale di cittadinanza attiva che sussiste in una parte del volontariato. Ma non è il caso di consolarsi con la retorica della partecipazione della cosiddetta gente comune. Chi fa così non si avvede della gravità della minaccia portata alla vita democratica in Italia e in Europa. Nel 1971 Danilo Dolci scrisse per gli editori Laterza un libro intitolato Non sentite l’odore del fumo?. Alludeva al possibile ritorno delle persecuzioni e di qualche aggiornata versione dei forni crematori. Se allora il pericolo fu sventato è perché cittadini, movimenti, parti delle istituzioni e di alcuni partiti non si limitarono a gestire l’esistente, ma agirono per sviluppare la democrazia partendo dal riscatto dei marginali della società.

La gente comune siamo noi. Ma ci siamo visti, abbiamo sentito i discorsi che escono dalle nostre labbra?
Chi più, chi meno, quasi tutti ripiegano sulla difesa della propria sopravvivenza economica impauriti dall’interminabile crisi. E cominciano a inveire contro gli stranieri, i profughi, gli accattoni, gli irregolari di qualsiasi specie e soprattutto contro i rom.
L’altro giorno su un giornale locale ho letto il titolo “Emergenza senzatetto”. Credevo si riferisse al dramma di chi non ha un luogo dove passare la notte e rifugiarsi. Mi sbagliavo: l’emergenza erano i senzatetto stessi, dipinti come una minaccia alla sicurezza pubblica. Si moltiplicano i sindaci-sceriffi che fanno ordinanze persecutorie contro i mendicanti e li considerano un problema di decoro urbano. E molti, tra la gente comune, sono contenti. I poveri sono giudicati come criminali; sui profughi la frase più gentile è del tipo “mica possiamo mantenerli a spese nostre”. E sovente lo dicono proprio quelli che evadono le tasse.
Se qualcuno, doverosamente, prova a protestare contro questa inciviltà, moltissimi – in ogni ambiente: credenti e non credenti, individui dediti solo a se stessi e individui impegnati nel volontariato, giovani e adulti, moderati e progressisti – lo accusano di buonismo demagogico.

Sintesi: sta crescendo la società incivile. Movimenti e partiti neofascisti sono ovunque in ascesa in Europa perché rappresentano la reazione più ovvia alle paure profonde della gente comune, vessata dal capitalismo globale, priva degli strumenti per capire le cause di ciò che sta accadendo e per ribellarsi.
Nel terzo e decisivo lato del triangolo ci sono le oligarchie globali, anzitutto finanziarie, che sono sì interessate alla democrazia, ma solo per trovare il modo di eliminarla. La “crisi” è il regalo che ci hanno fatto per perpetuare la loro economia surreale e oppressiva. Politica inetta o complice, società incivile e oligarchie che coltivano povertà, disoccupazione e precarietà: in questo triangolo delle Bermude la democrazia può sparire in poco tempo. Sintesi: bisogna svegliarsi e pretendere democrazia in ogni ambito, cominciando a liberare dall’oppressione gli impoveriti, gli esclusi, i marginali, i malgiudicati, tutti candidati al ruolo di capro espiatorio non tanto dalla malvagità dei potenti, quanto dalla nostra inerzia. —
 

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