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Expo è alle porte ma le camere son vuote

L’attesa per il “grande evento” non c’è: a Milano e provincia ci sono 86mila posti letto, e le prenotazioni non arrivano al 15% —

Tratto da Altreconomia 160 — Maggio 2014

L’Expo 2015 sarebbe “una festa con sette miliardi di invitati”. Lo spiegano i cartelloni che Expo spa ha piazzato in tutta Milano dal mese di aprile, e che aprono -inevitabile- un altro capitolo nel dossier sull’Esposizione universale, che è quello dedicato a chi dovrà visitare i padiglioni espositivi, giustificando l’investimento di risorse, credibilità e territorio richiesto a Milano e al nostro Paese.

Il punto da cui partire sono le stime dei visitatori previsti, quelle contenute nel dossier di candidatura che ha portato, nel marzo 2008, il capoluogo lombardo alla vittoria contro la città turca di Smirne. Ad elaborarli era stato il dipartimento di Economia del turismo dell’Università Bocconi, che collocò in una tabella la cifra “21 milioni” alla voce “visitatori attesi” nei sei mesi dell’Esposizione (dal 1° maggio al 31 ottobre 2015).
Di questi, 13,5 milioni dovrebbero arrivare dall’Italia (e ognuno di loro entrerebbe 1,6 volte, pari al 72,7% degli ingressi), 5,7 milioni dall’Europa (con un ingresso a testa, per il 19,8% del totale) e 1,6 milioni dal “resto del mondo” (7,5% degli accessi ai padiglioni, 1,3 entrate a testa).
Si tratta di 116mila persone che ogni giorno -per sei mesi- si dovrebbero attraversare l’ingresso alla piastra espositiva nel quadrante Nord-ovest di Milano per quello che è definito “un evento mondiale e irripetibile”. Se è così, non possono apparire all’ultimo istante. Com’è avvenuto per la canonizzazione papale -tenutasi a Roma il 27 aprile scorso-, quando un grande evento preme le avvisaglie si esauriscono in un solo, chiarissimo, indicatore: l’andamento delle prenotazioni presso strutture ricettive. A Milano, però, tutto ciò non sta avvenendo. Cristina Ciana, vicepresidente vicario di Federalberghi Milano con delega ai rapporti con Expo 2015, dà i numeri del suo osservatorio: “A fronte di 1.100 strutture, 43mila camere e 86mila posti letto tra Milano e provincia, le prenotazioni -sommate alle mere richieste informative- non arrivano al 15%. È ancora presto per sbilanciarsi -aggiunge- ma anche i contatti con gli aeroporti sono preoccupanti”. Anche Giulia Carosella di Friendly home -che convenziona 40 strutture B&B in provincia di Milano- traccia un primo bilancio: “Ad oggi sono solo due i Paesi extra Ue che hanno avanzato richieste, ma solo per architetti e operai che lavorano all’Esposizione, non per visitatori”.

Nessuno, che sia la capofila Expo Spa o la società creata ad hoc per le connessioni turistiche (Explora Scpa), sia l’Agenzia nazionale del turismo (Enit) o l’associazione di categoria dei tour operator di Confindustria (Astoi), ha un quadro analitico dell’effettivo e progressivo interesse nazionale e internazionale nei confronti dell’evento. Anche Regione Lombardia è all’asciutto, sebbene abbia dato il via nel 2013 al fondo “Lombardia concreta” stanziando almeno 10 milioni di euro per le ristrutturazioni dei siti alberghieri e ricettivi in vista dell’Expo. Finanziamenti che stentano a partire, vista anche la risposta timida degli istituti di credito che dovrebbero convenzionarsi (al 15 aprile 2014 erano 11). Per evitare il flop, l’Esposizione -che avrebbe dovuto dar lustro alle altre città italiane- ha un disperato bisogno di aiuto. Ecco l’alleanza Mi-To con Torino o il “Comitato Expo Venezia”, per attrarre turisti che sarebbero comunque in Italia.  Perché il “visitatore” c’è, ma non si vede. —

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