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L’antimafia in villa

La Cascina Chiaravalle è il più grande bene confiscato della Lombardia, 1.600 metri quadri di strutture, contornate da un bosco e da 8 ettari di terreno. Il progetto di riscatto del Consorzio SIS, Arci, coop. La Strada e Chico Mendes. E a inizio settembre la nuova "Casa Chiaravalle" ha ospitato il primo campo "antimafia" a Milano

Tratto da Altreconomia 162 — Luglio/Agosto 2014

L’appuntamento è al civico 69 in Via Sant’Arialdo, a Sud-Est di Milano; è qui la Cascina Chiaravalle, il più grande bene confiscato alla mafia in Lombardia, 1.600 metri quadri di strutture, contornate da un bosco e da 8 ettari di terreno coltivabile. Il secondo bene per estensione confiscato al Nord, dopo il Castello di Miasino, in provincia di Novara.
Sulla cassetta della posta ancora non c’è un nuovo nome; quello di Pasquale Molluso, che fino alla data della confisca (2009) ha abitato qui con la sua famiglia, è stato rimosso.
La Cascina Chiaravalle è formata da due grandi strutture principali, entrambe con due piani e con le pareti esterne dipinte di giallo, più due dependance: una all’entrata, che forse un tempo fungeva da portineria, e una nel retro. Qui, incontriamo Claudio Bossi, presidente del Consorzio di cooperative sociali SIS, che è anche capofila del progetto di imprenditoria sociale previsto per la Cascina Chiaravalle. Con lui, visitiamo la struttura più grande; le stanze sono spoglie di tutto, dai caloriferi ai fili elettrici. “Probabilmente quando se ne sono andati si sono portati via quel che potevano e poi lo stato di abbandono in cui è rimasta per diversi anni non ha contribuito a una buona tenuta della cascina”, afferma Claudio. Due colonne neoclassiche ci introducono alla sala, pavimenti in marmo, caminetti e una grande scala che porta al piano superiore.
La Sezione autonoma Misure di prevenzione del Tribunale di Milano ha sequestrato la tenuta nel 2009 e nel luglio 2012 ne ha ordinato la confisca definitiva. La Cascina di Chiaravalle, afferma Tiziano Ubbiali di Arci Milano, “fa parte dei 46 beni confiscati in questi anni al signor Pasquale Molluso tra le province di Milano, Pavia e Lodi”. Secondo il report dell’ottobre 2013 “Mafie a Milano e in Lombardia” dell’associazione Libera, nella Regione sono stati sottratti alle cosche 963 immobili (al 5° posto dopo Sicilia, Calabria, Campania e Puglia).

“Uno dei principali lavori di ristrutturazione riguarderà una nuova suddivisione degli spazi” afferma Claudio Bossi, perché il progetto sociale che trasformerà Cascina Chiaravalle è già chiaro dal suo titolo “Da luogo per uno a luogo per tutti”: sarà trasformata in un residence in grado di accogliere persone in condizioni di fragilità, famiglie “consapevoli” che decidono di collaborare al progetto, studenti e lavoratori che hanno necessità di fermarsi a Milano per un periodo limitato. Già oggi, seppur in via del tutto eccezionale, circa 60 profughi siriani vi transiteranno ogni settimana dalla fine di giugno a settembre, in accordo con il Comune di Milano. Attraverso il lavoro nell’agricoltura, il progetto poi prevede anche la creazione di posti di lavoro. Così l’hanno pensata i quattro vincitori del bando comunale per l’assegnazione dell’immobile: il Consorzio SIS, che racchiude più di 25 cooperative sociali e che ha un’esperienza ventennale nel campo dell’integrazione e dell’accoglienza; la Cooperativa La Strada impegnata sugli stessi temi e che da anni lavora sul territorio di Chiaravalle; Arci Milano, che contribuirà con la sua esperienza nel campo culturale e nei campi di lavoro in collaborazione con Libera; e la onlus Chico Mendes (chicomendes.it), che attraverso la sua storia di commercio equo e solidale potrà aiutare nella vendita dei prodotti coltivati alla Cascina.

Le quattro organizzazioni hanno redatto il progetto insieme e si sono costituite come ATI (associazione temporanea d’impresa); a gennaio 2014 hanno ricevuto le chiavi della Cascina da parte del Comune.
L’immobile è concesso a titolo gratuito; gli investimenti per la sua ristrutturazione e per l’attuazione del progetto sono a carico delle quattro organizzazioni e si aggirano intorno ai 2 milioni e mezzo di euro; risorse che si cercherà di recuperare attraverso bandi, accordi di sponsorizzazione e attività di fundraising.
Nel visitare la Cascina ci fermiamo con Claudio in una sorta di veranda che fa da “ala” a una delle due strutture principali: “Un problema da affrontare è capire se tutto quello che è stato costruito è a norma di legge, ad esempio questa stanza dove ci troviamo non sappiamo se è un abuso edilizio”.
Per capirlo -e procedere ai lavori di ristrutturazione- servono le planimetrie dei locali che non sono ancora disponibili. Anche il bosco sul retro dovrà essere ripulito; l’idea è di ri-attrezzarlo come un’area di sosta per camper e campeggio, a patto che la normativa che regola il Parco Agricolo Sud lo consenta. Gli 8 ettari di terra, invece, sono in questo momento ancora coltivati; quindi è da verificare chi li coltiva ed eventuali contratti stipulati dal precedente proprietario.

Con l’assegnazione dell’immobile, il contratto tra il Comune e le quattro organizzazioni dovrà ora essere ufficializzato; la firma dovrebbe essere apposta nel mese di luglio. Con questa, partirà lo studio di fattibilità che impegnerà circa 10 mesi e nei quali si capirà se l’idea progettuale ha un fondamento “economico-imprenditoriale”. Idea retta, quindi, da quattro assi fondamentali: accoglienza, agricoltura, commercio e cultura.
“Cascina Chiaravalle potrà ospitare circa cinquanta persone con un’attenzione all’integrazione sociale ed economica: in parte sarà abitata da persone in condizioni di fragilità, come ad esempio chi ha subito uno sfratto e non ha più una casa; l’obiettivo è che questo sia un luogo di transito per rispondere in particolare all’emergenza abitativa” spiega Claudio. “Allo stesso tempo, la Cascina accoglierà 3-4 famiglie ‘consapevoli’, che potranno abitare in una dimensione di housing sociale, pagando quindi un prezzo contenuto di affitto e contribuendo alla gestione dell’immobile. In più potrà essere punto di riferimento anche per studenti o lavoratori che dovranno trasferirsi a Milano per un periodo limitato”.
Anche l’agricoltura a Cascina Chiaravalle va di pari passo con l’idea di imprenditoria sociale: “Quello che ci interessa è che ne possa nascere un’attività di lavoro più inclusiva, con un’intensità di manodopera più alta, coltivando diversi prodotti da poter poi commercializzare”.
Il rapporto con il territorio, spiega ancora Claudio, è abbastanza forte e questo grazie alla presenza di due realtà coinvolte nella partnership, la Cooperativa Sociale La Strada e il circolo Arci, che svolgono attività in questa area da anni; “una delle ultime idee partorite dal gruppo”, continua Claudio, “è quella di aprire i cancelli della Cascina la domenica alle famiglie che hanno voglia di organizzare una grigliata o un pic-nic in campagna”. Una parte del progetto è dedicata poi anche alla parte animativa-culturale.
Vista la storia dell’immobile, poi, non poteva mancare un’attenzione ai temi della legalità e della responsabilità collettiva; e così da quest’anno anche a Cascina Chiaravalle si svolgeranno tre campi di lavoro, a giugno, luglio e agosto, organizzati da Libera in collaborazione con Arci (per maggiori informazioni campidellalegalita@arci.it).
Un progetto ambizioso, forte della collaborazione di quattro realtà che hanno deciso, di unire le forze riconoscendo il valore della diversità. —

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