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In ricordo di Ken Saro Wiwa

“Quando sai quali sono i tuoi diritti sai come difenderli”. Con queste parole Maria Wiwa ha concluso la commemorazione londinese per il decennale dalla morte di suo marito, il  poeta nigeriano Ken Saro Wiwa. Un evento molto toccante, cui hanno partecipato numerosi artisti ed attivisti per i diritti umani e per la tutela dell’ambiente, sia inglesi che nigeriani, riuniti sotto il cappello della rete Remember Ken Saro Wiwa. Oltre ai ricordi, alle poesie e alle canzoni che si sono alternati durante la celebrazione, c’è stato anche l’annuncio della creazione di un living memorial per Saro Wiwa, che consisterà in una statua e in un’opera multimediale.

Luca Manes – CRBM/Mani Tese

Un omaggio dovuto ad una grande personalità, che ha pagato con la vita la lotta contro le devastazioni socio-ambientali ed i sopprusi perpetrati contro la sua popolazione, gli Ogoni, dalle multinazionali del petrolio. Il 10 novembre del 1995, infatti, Ken Saro Wiwa fu giustiziato insieme a otto suoi compagni dall’allora dittatura nigeriana, sulla base di un’accusa di omicidio letteralmente inventata.

Le vere ragioni di quell’assassinio di stato furono ben altre. Ci si volle sbarazzare di un personaggio scomodo. Uno che in pochi mesi fondò il MOSOP, il Movimento per la sopravvivenza del popolo ogoni, ovvero un’organizzazione che denunciò con forza le malefatte compiute dalle multinazionali petrolifere occidentali, tra cui principalmente la Shell, nella regione del Delta del Niger. Uno che il 4 gennaio 1993, in occasione della giornata delle popolazioni indigene proclamata dalle Nazioni Unite, riuscì a far scendere in strada oltre 300.000 persone. Uomini, donne e bambini che, cantando canzoni di protesta, dichiararono la sussidiaria della Shell in Nigeria persona non grata e cacciarono in maniera pacifica il personale impiegato dalla multinazionale per l’estrazione del greggio.

Un vero affronto per le elite politiche nigeriane, che fin dal boom del petrolio dell’inizio degli anni 70’ avevano considerato i giacimenti del Delta del Niger come una sorta di proprietà privata da sfruttare a proprio piacimento. La Shell e le altre compagnie petrolifere, infatti, furono subito incoraggiate ad “occupare” il territorio, al fine di portare avanti le loro attività estrattive, senza peraltro pagare le dovute compensazioni ai legittimi proprietari o tenere in debita considerazione i possibili rischi ambientali.

Ken Saro Wiwa è quindi diventato un esempio per tutte quelle popolazioni che si battono per rivendicare i loro diritti e per preservare le proprie terre dagli scempi ambientali, prime fra tutte le altre popolazioni del Delta del Niger, ancora alle prese con i disastri causati dalle tante multinazionali operanti nella zona. “Il nostro slogan è Ricordare il passato per plasmare il futuro. La lezione data da Ken Saro Wiwa, il suo estremo sacrificio, ci devono dare la spinta per continuare la sua lotta e riuscire finalmente a far sì che le corporation petrolifere e i governi pensino prima di tutto alla tutela dell’ambiente e delle persone, e non solo ai loro profitti” ha affermato durante l’evento Jane Trowell di Platform, una delle organizzazioni che ha promosso la commemorazione.  

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