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Ambiente

Il giorno perfetto

La vittoria nei referendum, l’impegno dei cittadini e il dovere di dire la verità

Soddisfazione, commozione, festa. Il raggiungimento del quorum e la vittoria dei sì rendono questa giorno perfetto e indimenticabile. Per anni parleremo di questo voto, per anni parleremo dell’incredibile mobilitazione che, in tanti mesi, ci ha portato a questo risultato. La ricorderemo con orgoglio, quasi nostalgia. A chi invitava all’astensione, faremo notare che -lungi dall’essere un’opzione praticabile, come è stata spacciata- quella è una parola che non compare mai -nemmeno una volta- nella Costituzione italiana. Che invece è chiara, nell’articolo 48, quando ribadisce che “il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico”. Cioè di tutti i cittadini.

Oggi si moltiplicheranno le dichiarazioni e i comunicati stampa. Si sprecheranno parole, molti salteranno -come si dice- sul carro del vincitore.

A noi interessa dire una cosa: questa è una vittoria dei cittadini, e nessuno può pensare di appropriarsene. È una vittoria costruita giorno per giorno, fatica dopo fatica, da tutte quelle persone che -da anni, non da giorni- si sono spese in maniera del tutto gratuita e volontaria per la tutela del bene di tutti, e non di pochi.

Il movimento che oggi rivendica questa straordinaria vittoria è un vero movimento dal basso. Non ha leader, non ha portavoce, non ha ispiratori, non ha padrini, non ha sponsorizzazioni politiche.

Mentre si profilava la possibilità di vittoria, in tanti hanno cercato di mettervi sopra il proprio cappello. Partiti politici, innanzitutto: gli stessi che fino a qualche settimana fa irridevano il movimento, quando addirittura non lo ostacolavano. Ma anche una larga fetta dell’informazione mainstream, anche quella che si considera “vicina”, che con un’operazione censurabile ha improvvisamente cambiato linea editoriale, soprattutto in merito ai referendum sull’acqua (e in parte a quello sul nucleare).

Partiti e stampa a un certo punto si sono resi conto di poter utilizzare i referendum per “colpire” il governo. È stato un grave errore: la forza di questi referendum è stata invece quella di rivolgersi a tutti, alla tutela del “bene comune”, indipendentemente dalle scelte partitiche.

Oggi vincono la partecipazione e la democrazia. Oggi vince il popolo sovrano, quello che tante volte è stato invocato per giustificare le peggiori nefandezze. Oggi la maggioranza assoluta degli aventi diritto al voto ha detto “sì” quattro volte. La maggioranza assoluta degli elettori si è espressa contro la privatizzazione dell’acqua, contro il nucleare, per la legge equa. Nessun governo ha mai avuto tanto consenso.

Oggi la democrazia ha dimostrato il suo potere, e chi la ritiene “fastidiosa” ha dovuto fare un passo indietro. Oggi, chi crede che le persone non possano occuparsi di temi così importanti, deve tacere.

Tra le tante dichiarazioni, però, non abbiamo sentito le scuse che ci aspettavamo. Chi ha mentito, mistificato, offeso e fatto di tutto perché la volontà dei cittadini non fosse rispettata, è stato smascherato, ma tace. Chi ha cambiato repentinamente idea, rinnegando posizioni tenute fino a poco prima, fa finta di niente. Poco male: li ricorderemo tutti. Perché questo è il mestiere di Altreconomia, è il mestiere di chi come noi racconta quello che accade.

Ripensiamo a tutti questi mesi di duro lavoro, alle centinaia di incontri che abbiamo fatto, ai nostri libri, ai nostri articoli. Ripensiamo soprattutto a tutte le persone straordinarie che abbiamo incontrato. Io penso soprattutto al lavoro straordinario del nostro Luca Martinelli, che meglio di chiunque altro ha saputo raccontare l’acqua come bene comune, e l’importanza della sua tutela. Quante parole spese, quanti mesi, quanto lavoro.

Oggi ci godiamo questo straordinario risultato, che ci ridà fiducia in un Paese tanto malandato, e che ci insegna che non si deve avere paura di dire la verità. Perché la verità rende liberi.

Pietro Raitano, direttore di Altreconomia

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