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Diritti / Varie

Rana Plaza, due anni dopo

"I sopravvissuti e i familiari delle vittime della strage del 24 aprile 2013 in Bangladesh non hanno ancora ricevuto i risarcimenti che gli spettano. Mancano all’appello 8,5 milioni di dollari". Così la Clean Clothes Campaign, che parteciperà all’evento organizzato dal Comune di Messina giovedì 23 aprile. Interverrà anche il direttore di Ae, Pietro Raitano

Il 24 aprile del 2013, poco dopo le 8 del mattino, gli otto piani di cemento del Rana Plaza -una fabbrica tessile di Savar, nei pressi di Dakka, in Banlgadesh- sono crollati, uccidendo 1.138 persone. Alcune sono morte sul colpo. Altre, sepolte vive, sono state costrette ad amputarsi parti del corpo per essere estratte dalle macerie. È stato stimato che ci fossero 3.890 persone nell’edificio al momento del crollo.
 
 
Un appuntamento importante, perché -come ha ricordato recentemente la Clean Clothes Campaign, che da due anni chiede giustizia per le vittime del Rana Plaza- “i sopravvissuti e i familiari delle vittime” non hanno ancora ricevuto “i risarcimenti che spettano loro”. CCC esige “che tutti i marchi di abbigliamento che si riforniscono in Bangladesh sottoscrivano l’Accordo sulla sicurezza e la prevenzione degli incendi in Bangladesh”.
 
“Nonostante l’urgenza, i marchi continuano a ritardare i versamenti nel Rana Plaza Donors Trust Fund. Mancano all’appello 8,5 milioni di dollari per garantire a tutte le vittime il pieno e giusto risarcimento: ad oggi hanno ricevuto solo il 70% di quanto gli spetta”.
 
È per questo che quella del Rana Plaza, come ricorda l’assessore all’Ambiente del Comune di Messina, Daniele Ialacqua, è una vicenda che “chiama in causa il mondo Occidentale, i nostri consumi ed i nostri stili di vita”. 
 
Il programma dell’evento peloritano prevede, dopo la  proiezione di video ed immagini che raccontano il crollo del rana plaza, gli interventi del sindaco, Renato Accorinti, degli assessori comunali all’Ambiente ed ai nuovi stili di vita e alla Cultura, il professor Tonino Perna, del commissario di Messinambiente, Alessio Ciacci, e del direttore della rivista Altreconomia, Pietro Raitano. 
 
Via Skype interverrà Deborah Lucchetti, responsabile nazionale della Clean Clothe Campaign, che recentemente è intervenuta sulla decisione di Benetton -uno dei marchi coinvolti nel disastro della Rana Plaza- di destinare 1,1 milioni di dollari al Rana Plaza Donors Trust Fund.  Un’intensa campagna chiedeva all’azienda di pagare 5 milioni di dollari.
 
“È molto preoccupante che Benetton abbia affidato la sua valutazione a una società che non ha precedenti in materia di diritti umani. […] il comportamento di Benetton non è stato per niente trasparente. Il processo ha escluso tutti i sindacati e le organizzazioni che si occupano di diritti dei lavoratori da due anni direttamente impegnate nel lavoro per l’ottenimento dei risarcimenti per le vittime in Bangladesh”.
 

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