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Inchiesta

L’oro del diavolo

In Indonesia, tra le miniere artigianali e illegali, dove il metallo prezioso si estrae ancora col mercurio, che entra direttamente nell’organismo accumulandosi nel sistema nervoso centrale, periferico e anche nei capelli. “Una bomba ambientale a orologeria”

Tratto da Altreconomia 177 — Dicembre 2015

TALIWANG, Indonesia – Tra le remote montagne e le ampie distese deserte di sabbia bianchissima delle spiagge di Sumbawa Sud-occidentale, giovani indonesiani come Erik, 28 anni, sono emigrati da altre isole dell’arcipelago per lavorare nell’attività mineraria artigianale dell’estrazione dell’oro. Erik, originario di Gorontalo, Sulawesi settentrionale, ha iniziato ad estrarre oro dai suoli attorno al suo villaggio già nel 2005, seguendo nel lavoro gli zii, tutti minatori, ed è arrivato a Taliwang nel 2011: “La ragione per cui mi sono trasferito a Sumbawa è perché ho sentito dire che i campi minerari qui erano più grandi”.
Ora Erik è padrone di una cava nella montagna dietro al villaggio, da cui i suoi dipendenti scavano incessantemente le rocce aurifere, e di una ventina di tamburi rotanti, chiamati gelondong, dove il minerale grezzo viene estratto e concentrato in pepite. La procedura è semplice: le rocce vengono spaccate a mano, con rudimentali mazze, fino a ottenere piccoli frammenti e polvere che vengono caricati nei tamburi insieme ad acqua e mercurio liquido. Dopo un ciclo di rotazione di tre ore, il mercurio è riuscito a legarsi al 50-60% dell’oro presente nel fango, formando una amalgama. “In ciascun tamburo, mettiamo circa 15 chili di rocce, poi aggiungiamo acqua e infine 100 grammi di mercurio”, spiega Erik. “Spesso un chilo di mercurio è sufficiente per estrarre un centinaio di grammi d’oro. Io compro un chilo di mercurio alla settimana spendendo 250.000 IDR (circa 17 euro, ndr) e l’oro che estraggo settimanalmente mi vale 35 milioni di IDR (circa 2.300 euro, ndr)”.

“Sono tanti soldi. Sono soldi facili e veloci se comparati alle entrate giornaliere di contadini o pescatori, pari a circa 2 euro al giorno” spiega la dottoressa Baiq Dewi Krisnayanti, 44 anni, indonesiana, ricercatrice della facoltà di Agronomia di Mataram, che dal 2011 studia l’inquinamento da mercurio nell’ambiente e nei minatori delle isole di Lombok e Sumbawa.
Nel febbraio 2015, la dottoressa Krisnayanti e Maywin Dwi Asmara, 25 anni, giovane laureanda della stessa facoltà, sono entrate a far parte di un progetto di ricerca congiunto con l’Università di Bologna, per la determinazione della concentrazione di mercurio nei capelli prelevati dai minatori di Taliwang e loro familiari.
Grazie ad una borsa di studio del ministero degli Esteri italiano, Maywin ha potuto analizzare i campioni in Italia. Come spiega Krisnayanti: “Il mercurio entra nell’ecosistema dopo ogni ciclo di estrazione, quando i fanghi vengono sversati sul suolo e nei corsi d’acqua, contaminando pesci e colture come riso e tapioca di cui i minatori si nutrono quotidianamente”. La situazione più pericolosa per l’uomo resta, però, la fase di purificazione della pepita mercurio-oro: in rudimentali bruciatori all’aria aperta, i lavoratori scaldano la pepita con fiamma viva finché tutto il mercurio evapora e solo l’oro rimane.
“In questo modo, il mercurio entra direttamente nell’organismo accumulandosi nel sistema nervoso centrale, periferico e anche nei capelli, dove siamo andati a determinarlo” racconta Ivano Vassura, docente della facoltà di Chimica industriale di Bologna e co-autore della ricerca.
I risultati saranno pubblicati entro fine anno e permetteranno di dimostrare come l’esposizione al mercurio non affligga solo i minatori: i villaggi-miniera sono ammassi di baracche e tamburi rotanti, dove i bambini giocano nel fango contaminato e le donne spesso sono incaricate di bruciare l’amalgama. “In Taliwang, l’individuo con la più alta concentrazione di mercurio nei capelli, circa 90 volte superiore al valore di sicurezza indicato dall’OMS, è una donna” racconta Vassura.

Il mercurio è un inquinante invisibile nell’ambiente, ma è persistente e gli effetti di intossicazione sull’uomo compaiono nel medio-lungo periodo (dopo 10-20 anni) e sono irreversibili: tremori, perdita della memoria, demenza precoce, problemi di deambulazione, paralisi, dislessia, gravi malformazioni dei feti in donne esposte.
L’Indonesia resta uno dei principali produttori di oro al mondo: al nono posto nel 2014, secondo la Gold Fields Mineral Services Ltd. con una produzione di 109 tonnellate. La miniera d’oro industriale Grasberg nella regione di Papua, ad esempio, è la più grande in assoluto. Nel 2012, secondo i dati del ministero indonesiano dell’Energia, il Paese ha prodotto 60 tonnellate di oro, ma stime provenienti dallo stesso ministero e da osservatori indipendenti valutano che nello stesso anno siano state prodotte illegalmente tra le 65 e le 100 tonnellate di oro con attività minerarie artigianali che usano mercurio. Tutti gli esperti sono concordi nell’affermare che è praticamente impossibile tracciare l’oro illegale che viene facilmente messo sul mercato domestico ed internazionale.

Secondo uno studio del Programma ambientale delle Nazioni Unite (UNEP) del 2011, Europa e Asia hanno visto un significativo incremento nell’offerta dell’oro tra il 2006 e il 2009, a causa dell’aumento del 29% del prezzo. In Indonesia in quel periodo le attività artigianali di estrazione dell’oro si sono diffuse a ben 22 Province su 34, a ridosso o persino all’interno di parchi nazionali, aree protette, foreste remote e piccole isole. Avevano cominciato a diffondersi già nel 1997-1998, all’inizio della crisi finanziaria asiatica, sfruttando le lacune del sistema legislativo in campo minerario e il basso livello di tutela dell’ambiente e della popolazione.
In un rapporto uscito nel 2013, sempre l’UNEP ha evidenziato come le attività artigianali di estrazione dell’oro su piccola scala (ASGM) siano praticate in più di 70 Paesi nel mondo, interessando tra i 10 e i 15 milioni di minatori e 5 milioni di donne e bambini. Questo settore, che produce tra il 12 e il 15 % dell’oro mondiale, rilascia circa 1.400 tonnellate di mercurio nell’ambiente ogni anno ed è la principale fonte di emissioni di mercurio in atmosfera. Un decimo di queste emissioni, secondo uno studio del Blacksmith Institute, una ong di New York specializzata nel contrastare l’inquinamento dell’ambiente, viene rilasciato “solo” dall’Indonesia.
I siti di ASGM, in Indonesia, sono aumentati da 576 nel 2006 a più di 850 nel 2013, con un numero di minatori coinvolti passato da 50mila a più di un milione, nello stesso periodo. Queste le stime di Yuyun Ismawati, 50 anni, attivista ambientale indonesiana e fondatrice della ong BaliFokus, che afferma: “L’Indonesia, oggi, ha la più grave situazione di uso illegale di mercurio al mondo. È una bomba ambientale ad orologeria”. Diverse province hanno così alte concentrazioni di mercurio che, ad esempio, l’intero Kalimantan, nel 2013, è entrato a far parte della “top ten” dei luoghi più inquinati al mondo. —

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